Gds: “Palermo, il deserto della città in terapia intensiva”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sulla città di Palermo deserta a causa dell’emergenza Coronavirus. È una città in terapia intensiva, ormai. Tutti quelli che si vedono in giro (e ancora forse sono troppi) stanno con le mascherine attaccate in faccia. Tutti silenziosi come la gravità del momento impone. Tutti ordinati a far le file nei supermercati, nei panifici, nelle farmacie, nei negozi di detersivi e per l’igiene personale rimasti aperti. Un colpo di tosse richiama sguardi preoccupati. Riapri gli occhi epperò è tutto vero, trovi una città muta. Troppo innaturale quel traffico che manca, il silenziatore alle voci dai quartieri, i colori dei banchi della frutta ormai scomparsi; domina il grigio dell’asfalto. Palermo è una bambola inanimata, soprattutto in certe zone dove i divieti sembra che riescano a reggere meglio. E non si pensi necessariamente ai quartieri residenziali. Perché il mercato del Capo, ieri mattina era sostanzialmente vuoto: tutti i commercianti avevano ritirato la merce nei magazzini (quelli che ce l’hanno) e vendevano facendo entrare un cliente per volta. Stessa scena dai pescivendoli. Qualche centinaio di metri più a monte, invece, c’è un’enclave che sembra davvero fuori dal tempo: corso Finocchiaro Aprile, già corso Olivuzza. Banchi della frutta montati, l’ambulante con le piante all’angolo piazzato come se nulla fosse, l’indispensabile negozio di pupazzi e cose inutili aperto, auto in doppia fila. Arriva la polizia municipale ed è un parlamentare inutile, un contrattare che non può trovare sbocchi. Lentamente chi deve smammare lo fa, chi deve liberare i marciapiedi pure. Via Maqueda e corso Vittorio Emanuele sono distese di niente. Via Roma è un rallentato via vai di macchine: e in effetti mantenere una zona a traffico limitato in questa situazione serviva solamente a fare ridere. Il virus ha espugnato anche i bar e le rosticcerie e i banchetti dello street food. Non se ne trova nemmeno uno neanche a pagarlo a peso d’oro. Il meusaro di via D’Ossuna ha levato le tende da almeno quattro giorni. E niente riffa e niente sfincionari nel caotico Papireto. Tutto questo ha significato per la città come inciampare su se stessa facendo rotolare via i suoi riti e il loro arruffato svolgersi. In via Libertà la musica non cambia. C’è il vuoto, le saracinesche tutte abbassate, i caffè serrati, poca gente. Così come in via Belmonte, la strada dei locali coi tavolini all’aperto.