L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul Palermo e sui moduli adottati quest’anno da Corini.
Non è mai stato un sostenitore stretto di uno schema di gioco singolo, pur avendo raccolto più di qualche soddisfazione con il 4-3-1-2, ma Corini ha comunque cercato di dare un equilibrio al Palermo e sembrava averlo trovato con il 3-5-2: ma ora che l’obiettivo play-off è fallito, anche per via di alcune lacune del modulo, al tecnico toccherà inter- rogarsi per capire come far giocare i suoi. Quando era arrivato lo scorso agosto, l’ex bandiera rosanero aveva scelto di dare continuità al vecchio schema di Baldini, il 4-2-3-1, spostando però alcuni interpreti: oltre ai nuovi innesti è infatti cambiata la posizione di Floriano, da ala sinistra a trequartista, e di Valente, che dalla fascia destra è passato a quella sinistra lasciando la sua piazzola a Elia.
L’esperimento è durato tre partite: la sconfitta con l’Ascoli, oltre a evidenziare le difficoltà della batteria di trequartisti in fase difensiva, ha indotto Corini a chiedere interventi sul mercato soprattutto in difesa, eppure quello arretrato è stato l’unico reparto a non essere modificato: il successivo schema di gioco è stato infatti il 4-3-3, con cui il tecnico sperava di valorizzare l’estro del pacchetto avanzato. Le risposte sono state tutt’altro che incoraggianti: nelle prime cinque partite è infatti arrivato un solo gol (valso però la prestigiosa vittoria con il Genoa) e quattro sconfitte senza segnare. Successivamente la prima striscia positiva in stagione del Palermo (due pareggi e altrettante vittorie) sembrava poter riaccendere l’entusiasmo per il nuovo modulo, ma le sconfitte con Cosenza e Venezia lo hanno spento definitivamente: da li il passaggio al 3-5-2 «ibrido», con variazione in 4-4-2 quando si trattava di difendere, spostando Sala sulla linea della retroguardia (con Mateju terzino destro) e allargando Saric nel ruolo di esterno sinistro.