L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sull’agguato che ha posto fine alla vita di Emanuele Burgio a Palermo.
I tre fermati rischiano l’ergastolo. Per il delitto la Procura ha contestato a Matteo, Domenica e Giovan Battista Romano due aggravanti che potrebbero portare a una condanna al carcere a vita. Gli inquirenti escludono il favoreggiamento a Cosa Nostra.
Finora è emerso che uno degli indagati, Domenico Romano, ha ammesso di aver partecipato all’agguato, ma ha detto che a sparare è stato suo fratello Matteo. La scintilla che ha appiccato il fuoco dell’ira e della vendetta sarebbe scattata dentro il locale gestito dalla famiglia della vittima, la trattoria Zia Pina di via dei Cassari: qui i Romano sarebbero andati a parlare con Emanuele Burgio, forse per chiarire il litigio avvenuto tra lui e Giovan Battista Romano. Ma sarebbero stati buttati fuori dal locale in malo modo proprio dalla vittima. I Romano sono andati via, per poi tornare armati in piena notte e regolare i conti con il piombo.