Gds: “Palermo, i piedi di Milazzo sul Consiglio comunale: «Pentito io? Quando mai»”
L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul capogruppo di Fratelli d’Italia che ha dato spettacolo in Consiglio Comunale.
Una cosa di cui può andare fiero è la forma fisica. Per il resto, così così. Giuseppe Milazzo, capogruppo di Fratelli d’Italia, europarlamentare, è stato protagonista di una performance che sta facendo il giro del web, provocando profondo imbarazzo nel mondo politico palermitano. Un video in cui balza da un tavolo all’altro in scioltezza, finendo in piedi davanti a un esterrefatto Giuseppe Mancuso, che stava guidando l’aula in questi mesi riunita a Palazzo Comitini, sede dell’ex Provincia. In fondo, una rissa in piena regola. La seduta è stata chiusa in fretta e furia, ma «l’ira funesta» è rimasta immortalata nella video registrazione della seduta, disponibile su Youtube, anche se lo spezzone più «significativo» è scappato via a uso dei social.
Inondando chat, community, siti e notiziari televisivi. Una colossale figuraccia per il parlamentino della quinta città d’Italia, frutto anche di una strisciante tensione dentro la maggioranza, precisamente fra il partito della Meloni e Forza Italia, che non è mai rientrata. Ma andiamo alla cronaca di una mattinata pazza. Il cui spettacolo, ancora una volta, arriva dalla maggioranza e non – come ci si potrebbe aspettare – dall’opposizione. Alla base di tutto c’è il regolamento sulla movida che giace nei cassetti del Consiglio e su cui Fratelli d’Italia (ma solo recentemente) ha deciso di accelerare. Infatti, nella conferenza dei capigruppo dei giorni scorsi si era in qualche modo fatto un calendario su come andare avanti. In un primo momento il 18, poi la data era stata spostata. Successivamente, in una nuova riunione di due giorni fa, si era stabilito di mandare avanti le variazioni di bilancio.
Anche il sindaco pare che fosse d’accordo sul fatto di spostare un po’ in avanti il regolamento, visto che voleva coinvolgere anche il nuovo capo della polizia municipale, Angelo Colucciello. Nel frattempo, dal consigliere d’opposizione Massimo Giaconia arriva la proposta di prelevare la mozione sui diritti dei bambini delle coppie omogenitoriali. Richiesta che trova d’accordo il capogruppo di FI, Gianluca Inzerillo. Milazzo non ci sta. Giudica tutto questo una specie di melina «e poi – dice – questo rappresenta uno schiaffo a FdI perché alla responsabilità nei confronti dei cittadini si contrappone la voglia di provocare scontri ideologici: l’argomento non è nemmeno nel programma del centrodestra». E annuncia che l’indomani avrebbe chiesto il prelievo della delibera sulla movida. O quella o niente, era la missione di Milazzo. E si arriva a ieri mattina: si presenta puntuale in aula e, mancando il presidente Giulio Tantillo è lui – Milazzo – il consiglierepiù anziano per voti. Fa chiamare l’appello e si ferma a 15 presenti: dunque seduta chiusa ancora prima di cominciare. A quel punto entra Ottavio Zacco, più anziano di Milazzo per voti, e fa richiamare l’appello. Infine entra il vicepresidente vicario Mancuso che fa la terza chiama: quella del patatrac.
Onorevole Milazzo, ma come le è venuto in mente di saltabeccare sul tavolo della presidenza? Cosa ha combinato? Si è pentito di quello che ha fatt o? «No, ma quando mai». Ma non è stato sicuramente un bello spettacolo. «Concordo. Ciò che si è svolto, peraltro, avveniva in una seduta chiusa. Quella riunione era un qualcosa del tutto illegittimo. Lo stesso segretario generale ha avvertito di ciò che stava accadendo, declinando ogni responsabilità». Ha chiesto scusa al suo collega Giuseppe Mancuso, che in quel momento presiedeva l’Aula? «No, e perché mai? Gli ho chiesto la parola per richiamo alla legge e non me l’ha data. È una cosa grave. Ci si scandalizza perché sono saltato sui tavoli, ma è nulla rispetto alle regole e alle leggi che sono state calpestate. Io faccio il consigliere comunale gratuitamente perché sono anche europarlamentare. Se sto qui è perché ci credo. Io faccio una battaglia sui valori. Non mi pento di nulla».