L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sui fiumi di droga tra Kalsa e Borgo Vecchio a Palermo.
Da buon direttore d’orchestra del crimine, seppur «in ferie» dagli affari perché detenuto, Ottavio Abbate, 56 anni, impartiva ordini e gestiva il flusso di droga alla Kalsa e a Borgo Vecchio attraverso i familiari. Figli, mogli, sorelle, zie, pezzi di cuore e di business, che mai e poi mai dovevano lasciare vuoti di potere. Assente fisicamente, ma alla regia dei traffici grazie alla tecnologia e alle sim «pulite» intestate ad anonimi stranieri, dalle quali partivano le telefonate manageriali dalla cella dove c’era il patriarca.
Nella operazione dei carabinieri, oltre al suo, sono scattati altri sette arresti, emessi dal gip Walter Turturici su richiesta della Dda e del procuratore aggiunto Paolo Guido. In carcere sono con Ottavio finiti: Pietro Abbate, 60 anni; Antonino Abbate, 40 anni; Francesco Paolo Cinà, di 27 anni ed il napoletano Ugo Mormone, 45 anni. Ai domiciliari Salvatore Abbate, 22 anni, Marco Abbate, di 23 (figli di Ottavio) e Fabrizio Bianco, di 24 anni. Si è confermato un canale diretto di approvvigionamento di hashish tra Palermo e Napoli che, mediante un contatto di intermediazione, consentiva di far giungere nel capoluogo lo stupefacente che sarebbe stato rivenduto al dettaglio ai vari pusher operativi nelle piazze dei quartieri Borgo Vecchio e Kalsa.