Gds: “Palermo, favola Da Graca. Foschi: «Lo avevo dato all’Inter. Mancata promozione in A provoca rabbia»”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” parla del talento Da Graca. Il ragazzino che poteva salvare il Palermo è oggi uno dei giovani in rampa di lancio della Juventus.

Se Marco Da Graca è arrivato a Torino, però, lo deve a Rino Foschi e ai suoi buoni rapporti con i dirigenti bianconeri: «Paratici e Cherubini sono due amici, lo hanno riscattato quando già era chiaro che il Palermo stava per fallire. Dovevo venderlo per questo. Per la loro serietà, lo hanno pagato ugualmente»

E dire che doveva andare all’Inter, Da Graca «Era tutto fatto – prosegue Foschi – ne avevo parlato con Baccin e lo avevo convinto. Il suo procuratore, Parretti, ha invece spinto per la Juventus. Baccin, che è un mio amico, ha capito la situazione e non se l’è presa». Il motivo del cambio di rotta è legato ad un altro «intrigo» di mercato dei rosanero, come spiega il dirigente romagnolo: «A Parretti, devo dire la verità, non potevo negarmi. Mi ha aiutato a vendere Coronado a sei milioni…». Il piano di Foschi, però, era decisamente più ampio: «C’erano Da Graca, quel portiere lì che non giocava nemmeno (Posavec, ndr), Struna che era in scadenza e l’ho mandato a Houston, poi Gnahoré che era stato dato in prestito e l’hanno riscattato a rate». Cessioni che, nella mente di Foschi, avrebbero dovuto salvare un Palermo ormai prossimo al fallimento, senza però compromettere la competitività di una squadra capace di lottare fino all’ultimo per la promozione in A: «La Gumina a 9 milioni è stato un capolavoro, con i 6 milioni di Coronado e i 3 milioni di Gnahoré fanno 18 milioni solo in estate. Poi con gli altri siamo andati quasi a 20 milioni». Di questi, quasi 800 mila euro sono arrivati dalla Juventus per Da Graca (200 mila per il prestito e circa 600 mila per il riscatto), ma a tre anni da quella cessione, Foschi ha di che recriminare: «Oggi un giovane di quel tipo lo avrei ceduto ad una cifra più alta». Ancora oggi, il dirigente parla con a amarezza: «Senza quelle robe andavamo in A, lasciamo stare»