L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sul primo “Daspo fuori contesto”. Un anno fa cinque palermitani erano stati condannati per i reati di estorsione e rapina, aggravati dal metodo mafioso e dalla discriminazione razziale. Episodi commessi nella zona di via Maqueda, nel 2016, contro alcuni bengalesi. Adesso, per i prossimi cinque anni, non potranno più andare allo stadio o assistere ad una qualsiasi manifestazione sportiva. Si chiama «daspo fuori contesto», ed è la nuova misura di prevenzione introdotta poco tempo fa dal governo in materia di sicurezza, per la prima volta applicata in città. Secondo il nuovo decreto, può essere emesso un daspo – cioè un divieto di partecipazione a manifestazioni sportive – anche nei confronti di soggetti condannati o denunciati per gravi reati, tra cui associazione di tipo mafioso, estorsione, incendio, rapine,spaccio di stupefacenti e rissa, indipendentemente dal fatto che siano stati commessi in occasione, o a causa, di manifestazioni sportive. Una nuova misura preventiva adottata per evitare che tali condotte illecite, commesse fuori dall’ambito sportivo, possano ripetersi anche durante un’esibizione sportiva. Gli episodi di violenza che hanno portato alla condanna dei cinque giovani soggetti palermitani risalgono al 2016. E hanno riguardato un gruppo di commercianti bengalesi in via Maqueda, perfettamente integrati nella
comunità palermitana. In più occasioni, i cinque erano entrati all’interno degli esercizi commerciali con lo scopo di chiedere il pizzo ai commercianti con la forza dell’intimidazione tipica delle organizzazioni mafiose. I bengalesi, infatti, sono stati minacciati di morte e di altri atti di violenza se non avessero pagato. Comportamenti che si sarebbero potuti reiterare, con gravi conseguenze sull’ordine pubblico, anche all’interno di uno stadio. Da qui il «daspo fuori contesto» emesso nei loro confronti dal questore Renato Cortese, sulla scorta degli accertamenti svolti dagli agenti della divisione di polizia Anticrimine.