L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sull’omicidio allo Sperone di Palermo.
Scene in stile Gomorra allo Sperone. Solo che i protagonisti della sparatoria in cui il 26 febbraio è stato ucciso Giancarlo Romano, ritenuto dagli investigatori l’astro nascente della mafia di corso dei Mille, non erano attori, ma veri criminali che si contendevano il giro d’affari delle scommesse nel quartiere. Una telecamera ha ripreso il primo scontro a fuoco tra Camillo Mira e Alessio Salvo Caruso, che culminerà mezz’ora dopo nell’omicidio di Romano e nel ferimento dello stesso Caruso, ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Buccheri La Ferla.
Un regolamento di conti come nel Far West, davanti a tutti, in mezzo alla strada e senza avere alcuno scrupolo di colpire un passante, un innocente. Il dissidio era nato lo stesso giorno, quando uno dei figli di Camillo Mira, Pietro, viene picchiato: non aveva pagato il pizzo per la sua attività sulle puntate sportive clandestine. Il padre cercava vendetta, come ha documentato la drammatica sequenza del primo agguato, rimasta impressa in un video da cui sono stati estrapolati alcuni impressionanti fotogrammi in cui si vedono due gruppi di persone che si sfidano armi in pugno. La ricostruzione è stata possibile grazie alle immagini del sistema di sorveglianza installato vicino a un’agenzia di scom messe di corso dei Mille: alle 17.53 arriva la Jeep Compass di colore scuro da cui scendono prima Antonio e poi Camillo Mira.
Quest’ultimo ha la mano destra dietro la schiena perché sta impugnando la pistola: l’obiettivo è Caruso, che è fermo davanti alla porta. Ma il luogotenente di Romano, che aveva capito tutto, gioca d’anticipo e spara al suo aggressore: lo manca e scappa, anche se rimane ferito al braccio perché, nel frattempo, anche il suo rivale aveva esploso alcuni colpi contro di lui. Pochi minuti dopo, alle 18.03, un’altra telecamera lo inquadra, a bordo di uno scooter, davanti alla rivendita di tabacchi di Romano: i due parlano, poi con un’Honda Sh vanno via, seguiti da altri compagni anche loro in sella ai motorini.