L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul Palermo e sul modulo di Dionisi.
Il Palermo è apparso vulnerabile in difesa, fragile a centrocampo e poco incisivo in attacco. La sconfitta contro la Salernitana ha riacceso i dubbi sull’efficacia del modulo 4-3-3 adottato da Dionisi, specialmente sotto due aspetti: la difficoltà di alcuni giocatori ad adattato a questo schema e la riluttanza dell’allenatore a modificare l’assetto tattico durante la partita, sia quando è necessario recuperare, sia quando bisogna proteggere un risultato.
Questo atteggiamento è emerso chiaramente nel match contro i campani, dove Dionisi ha optato per cinque cambi ruolo per ruolo: Segre è stato sostituito da Saric (mezzala destra), Le Douaron da Insigne (esterno destro d’attacco), Brunori da Henry (centravanti ), Ranocchia da Verre (mezzala sinistra) e Di Mariano da Di Francesco (esterno sinistro d’attacco). Nonostante il risultato in svantaggio, non c’è stato alcun tentativo di passare a un 4-2-4 per aumentare la pressione offensiva, lasciando il controllo del match alla Salernitana, che ha gestito agevolmente lo 0-1. Solo nel finale Di Francesco ha avuto un’opportunità importante, ma non è riuscito a concretizzarla.
Nel corso della stagione, Dionisi ha modificato il modulo solo in un’occasione: a Bolzano, per pochi minuti, inserendo Ceccaroni al posto di Segre per dare maggiore copertura alla difesa quando il Palermo era già avanti di due gol. In situazioni di svantaggio, come contro la Salernitana, ci si aspettava un approccio più aggressivo, ma il tecnico ha preferito limitarsi ai cambi di uomini piuttosto che intervenire sull’assetto tattico. Questa scelta è stata già vista nelle precedenti partite casalinghe contro Cosenza e Cesena, dove il Palermo non è riuscito a ottenere i tre punti (sebbene contro il Cosenza il pareggio sia arrivato grazie ai neoentrati).
Le problematiche del 4-3-3 non sono nuove: già nella scorsa stagione, sotto la guida di Corini, il modulo aveva mostrato le sue lacune. L’utilizzo di esterni offensivi con piede invertito, come Insigne e Le Douaron a destra, e Di Francesco e Di Mariano a sinistra, è diventato prevedibile e poco efficace, anche perché questi giocatori hanno difficoltà nel saltare l’uomo. A centrocampo manca un regista puro, una carenza che il mercato non ha colmato, ei terzini tendono ad arrivare in ritardo sulle combinazioni con i compagni.
Inoltre, diversi giocatori faticano ad adattarsi al sistema di gioco. Brunori, schierato come centravanti nel tridente, spesso rimane intrappolato tra i difensori centrali avversari, toccando pochi palloni e perdendo numerosi duelli. Le Douaron, troppo defilato a destra, finisce spesso in situazioni complicate forzando la giocata. Gomes, non essendo un regista naturale, perde molti palloni dopo averli recuperati, mentre Saric, nonostante la sua grinta, si trova spesso a correre a vuoto e sbagliare passaggi semplici.
Un altro nodo cruciale riguarda Ranocchia e Verre: entrambi hanno dimostrato di essere più efficaci da trequartisti piuttosto che da mezzali. Tuttavia, Dionisi sembra non considerare il modulo 4-2-3-1, nel quale lo stesso Brunori ha dato il meglio di sé in Serie C e nell’inverno del 2024. L’utilizzo arretrato di Ranocchia e Verre ne limita il contributo offensivo e mette in luce i loro limiti in fase difensiva. Non manca la loro dedizione, ma spesso faticano a leggere correttamente le situazioni tattiche imposte dagli avversari.
Dionisi ha già sperimentato nuove soluzioni tattiche, ma il 3-5-2 provato in Coppa Italia contro il Napoli si è rivelato un boomerang, anche a causa della forza dell’avversario. Tuttavia, le prestazioni dei giocatori non sono state incoraggianti per un eventuale utilizzo del modulo in campionato. Altri schemi, come il 4-2-3-1, il 4-3-1-2 o il 4-4-2, non sono stati ancora testati. Ci saranno due settimane di tempo per valutare se e come cambiare modulo, nella speranza di trovare una soluzione che migliori la classifica e rendere il Palermo più competitivo, soprattutto nelle partite casalinghe.