Gds: “Palermo. Delitto di Brancaccio, mistero sull’arma”

L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul delitto di Brancaccio.

«Quella sera stavo andando a Romagnolo ad incontrarmi con Alessia quando mi sono incrociato con suo padre, non lo volevo uccidere ma solo difendermi…». Alessandro Sammarco, il ventenne fermato per il delitto di Natale Caravello, 47 anni, l’operaio della Reset ucciso a colpi di pistola giovedì sera in via Pasquale Matera a Brancaccio, resterà chiuso in carcere con l’accusa, pesantissima, di omicidio aggravato da premeditazione e futili motivi. Il fermo non è stato convalidato da parte del Gip Giuliano Castiglia ma al termine dell’udienza è stata emessa un’ordinanza che dispone il carcere per il giovane, difeso dall’avvocato Corrado Sinatra, che ieri ha confermato quanto aveva detto subito ai carabinieri, quando era andato spontaneamente a costituirsi alla caserma Carini poco dopo aver fatto fuoco contro il padre della ragazza per la quale aveva perso la testa.

La storia e le tracce sui social Un amore non ricambiato, ha fatto sapere la famiglia di Caravello, e in un post Francy, l’altra figlia della vittima, ha ricordato che «mia sorella non era fidanzata con l’assassino di mio padre. Il ragazzo era ossessionato da lei a tal punto di stalkerizzarla, minacciarla, intimidirla, minacciarla di morte se non si fosse fidanzata con lui, mia sorella lo ha sempre rifiutato ed è stato questo a far scaturire la gelosia di questo individuo. Perché nel suo cervello se non era sua non doveva essere di nessun’altro. Mio padre è stato brutalmente ucciso solo per dare una dimostrazione che quando parlava diceva vero…». Ma l’indagato su questo punto ieri, dopo due notti passate a Pagliarelli, è tornato a ribadire la sua versione. Se è arrivato a tanto, ha detto, è stato perché i parenti della ragazza si erano opposti a quel fidanzamento. Succedeva ogni volta che si vedevano e poi spuntavano su TikTok o su Instagram i video delle serate passate nei locali all’Olivella, in via Spinuzza o a piazzetta Monteleone. Quelle immagini avrebbero smentito le promesse di non vedersi più: chi le notava, andava a riferire al padre della ragazza e l’astio e il rancore nei confronti di Sammarco sarebbero cresciuti col passare dei mesi. E andava avanti così da oltre un anno ormai.

«Tutti lo sapevano – avrebbe riferito Sammarco -. Per questo quello faceva il pazzo… perché la figlia negava e lui si sentiva preso in giro». Era un amore clandestino, ha riferito, ma lui non voleva «assolutamente uccidere, solo difendermi e avevo paura di finire male. So di aver sbagliato e chiedo scusa, se tornassi indietro non lo rifarei». Ma sa di meritare il carcere perché «ho fatto una cosa gravissima». U millilirie le minacce La moglie della vittima e le due figlie avevano subito fatto il nome di Sammarco agli inquirenti come «l’unico soggetto in conflitto con Natale Caravello» e avevano parlato di quelle minacce. Nel passato del ventenne guai giudiziari per spaccio, gli zii boss della droga (Giuseppe e Salvatore Bronte) e un lavoro nella bottega di generi alimentari del nonno.

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Redazione Ilovepalermocalcio