Gds: “Palermo, crac in difesa, modulo e scelte. Così il «Genio» ha perso la rotta”

L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sui problemi del Palermo di Corini.

Stavolta il blackout non è passato sotto silenzio, spazientendo anche una dirigenza di ferro come il City Group: a Pisa è emerso per l’ennesima volta quanto il Palermo sia fragile e incapace di porre rimedio ai propri errori, ma soprattutto come tutti i tentativi effettuati per rendere la squadra meno prevedibile non siano sufficienti.

A pagare è Corini, che nel post-partita si era assunto la responsabilità del disastro evidenziando come nell’ultimo periodo i rosa non riescano a invertire una rotta che li vede profondamente incostanti nell’arco dei novanta minuti: di momenti difficili in venti mesi a Palermo ne ha vissuti tanti e li ha sempre superati, grazie più allo scudo dei vertici societari che al gioco proposto in campo, ma il passo indietro in classifica e le prestazioni inquietanti dei rosa negli ultimi quaranta giorni hanno segnato il destino del tecnico, da tempo anche in rotta con gran parte della tifoseria.

Solo Feralpisalò e Lecco, rispettivamente penultima e ultima in classifica, hanno subito più gol del Palermo. 45 in 31 partite sono già di per sé un’enormità, ma per una squadra al sesto posto con ambizioni di promozione sono un numero da incubo: nel 2022/23 i rosa chiusero noni con 49 reti al passivo, se continuassero a subire con il ritmo delle ultime settimane il sorpasso si materializzerebbe ben prima dell’ultima giornata.

Uno dei concetti espressi con forza dal tecnico dopo lo 0-3 con il Venezia era la necessità di cambiare tatticamente: troppo sbilanciato il 4-2-3-1, meglio qualcosa di più equilibrato. Risultato? A Pisa nei 20’iniziali il Palermo era schierato con il 4-3-3, ma con il cambio Coulibaly-Vasic è arrivato subito il ritorno al modulo precedente e nella ripresa i toscani andavano sistematicamente a nozze nella metà campo dei rosa.

Il guaio principale del 4-2-3-1, emerso già nelle precedenti partite, era l’eccessiva distanza tra reparti, con gli esterni che non sempre riuscivano a rientrare in tempo in fase di copertura e le mezzali spesso scavalcate da verticalizzazioni o lanci lunghi: un film ripetutosi partita dopo partita, portando gli avversari a disinnescare presto la manovra del Palermo e sfruttare i punti deboli per volgere il risultato dalla loro parte.