L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sull’omicidio di Emanuele Burgio.
Non fu un omicidio programmato, frutto di un preciso disegno criminale, si trattò invece di un’azione estemporanea «nel corso di una discussione insorta per iniziativa proprio della vittima» commessa «in maniera assolutamente plateale, senza alcun accorgimento per ricercare una potenziale impunità, davanti a molteplici testimoni oculari ed in una zona dove notoriamente sono presenti diversi impianti di videosorveglianza».
Lo mettono nero su bianco i giudici della prima sezione della Corte d’Assise, presieduta da Sergio Gulotta (a latere Monica Sammartino), nelle motivazioni della sentenza sull’omicidio di Emanuele Burgio, il giovane figlio di un boss di Porta Nuova ucciso a colpi di pistola la notte del 31 maggio di due anni fa alla Vucciria.