L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul modulo del Palermo, spesso variabile.
La forza di cambiare, il Palermo di Corini, con la vittoria contro la Reggina, ha ottenuto il nono risultato utile consecutivo mettendo in mostra una solidità difensiva e una concretezza offensiva che mai in stagione si erano viste, la svolta, a Benevento. Da lì in poi, una continua crescita supportata dal tempo, dall’affiatamento del gruppo e, infine, dai risultati: le tre vittorie consecutive contro Bari, Ascoli e Reggina sono la testimonianza diretta di un processo di crescita esponenziale che tutto il gruppo rosanero sta portando avanti.
Tuttavia, alla base di questi successi, c’è un’impostazione tattica che l’allenatore rosa ha voluto imprimere ai propri ragazzi che, con il tempo. hanno immagazzinato, capito e poi svolto nel migliore dei modi. Mostrando in molti casi adattamento alle varie situazioni. Soffermarsi su quello che è il modulo utilizzato dal Palermo di Corini rischia di portare fuori strada l’analisi dei successi dei rosanero. Perché, a dire il vero, il Palermo un vero e proprio modulo di riferimento non sembra averlo.
Spesso si parla di 4-3-3 a volte di 3-5-2, in alcuni casi anche di 4-4-2. Tutto vero, tutto falso. Perché? Perché la forza del Palermo di Corini è proprio quella di essere una squadra camaleontica, che cambia spesso il proprio modo di giocare a calcio o di difendersi in base, soprattutto, alla disposizione della squadra avversaria. E quindi provare a legare un classico modulo al Palermo risulta, spesso superfluo visto che, in realtà non ce l’ha.