Gds: “La razzia del Palermo, altri tre indagati. E pure Albanese venne raggirato dai due fratelli”
L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sull’inchiesta relativa al fallimento del vecchio Palermo. Alessandro Albanese doveva rappresentare la faccia pulita dell’imprenditoria palermitana e costituire una garanzia di trasparenza.
Ecco quanto riportato:
“Anche lui è vittima, così almeno traspare nell’ordinanza di custodia a carico dei fratelli finanzieri, dell’ennesimo imbroglio. Lo avrebbero fatto risultare presente in una strategica riunione del Cda quando in realtà non vi aveva partecipato.
Forse sentendo puzza di bruciato. In quella seduta, del 19 giugno 2019, era stato votato l’acquisto del ramo di azienda della «Group Itec srl», «con la specifica finalità – scrive il gip Lorenzo Jannelli -, di destinare il credito portato in dote da tale società a compensazioni che regolarizzassero la posizione fiscale della Us Citta di Palermo».
Gli indagati Roberto Bergamo (amministratore delegato) Walter Tuttolomondo e Tiziano Gabriele (presidente del collegio sindacale) erano presenti alla riunione del Cda, scrive ancora il giudice, e «votano favorevolmente l’acquisto del ramo di azienda della Group Itec», che in realtà era una scatola vuota e, come sottolineano gli investigatoti, con un
passato di false fatturazioni.
Insomma una società cartiera, per giunta «fiscalmente inattiva» che in dote non ha proprio nulla. Albanese a quanto si evince dalle intercettazioni di un precedente Ccda del 10 giugno 2019 capisce che non è possibile nessun credito fiscale, anzi è del tutto inesistente. Allora cosa succede? Lui alla successiva riunione del 19 giugno del consiglio di amministrazione non partecipa, però nel verbale figura come uno dei presenti. L’imprenditore se ne accorge, capisce l’imbroglio e taglia i rapporti con i Tuttolomondo. Ecco cosa c’è scritto nel provvedimento del gip. «Quanto alla posizione di Albanese si rinvia a pagina 54 della relazione dei curatori – si legge -, stando alla quale non avrebbe preso parte alla delibera del 19 giugno 2019. Con pec ha rappresentato di non avere partecipato al Cda che ha deliberato l’acquisto del ramo di azienda, diversamente da quanto riportato nel verbale di adunanza e “di avere preteso ed ottenuto l’annullamento da parte del Cda, durante la riunione tenutasi il 27 giugno 2019 della delibera, verbalizzata come assunta il 19 giugno 2019 (ed immediatamente contestata dallo scrivente, appena avutane notizia, con e-mail del 20 giugno, ore 13,37) ”».
E poi conclude: «Il presidente del Cda, nel fare presente che allo stesso non competeva la “rappresentanza della società” ha comunicato altresì di aver comunicato senza indugio le proprie dimissioni, avuta conoscenza del perfezionamento dell’operazione negoziale contestata». Queste dimissioni e la correzione sulla sua presenza (mai avvenuta) nella riunione del consiglio di amministrazione lo hanno probabilmente salvato da guai peggiori”.