Gds: “Incubo Coronavirus. Sicurezza, rivolta dei medici siciliani: «Mancano mascherine e guanti»”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sull’incubo Coronavirus in Sicilia. I medici chiamati a lavorare nei nuovi Covid Hospital non si sentono sicuri. Mancano mascherine, calzari, guanti e camici monouso. Ma – è la protesta – tutto ciò sta avvenendo senza nemmeno dotare il personale delle protezioni necessarie a non infettarsi a sua volta. Non si tratta solo delle mascherine. Al Civico di Palermo, dove è stato creato uno dei reparti che sarà più impegnato nel contrasto al Coronavirus, a medici e infermieri è stato distribuito un vademecum che detta le istruzioni per indossare divise monouso, calzari, cuffie, camici e visiera paraschizzi. Ma – segnalano i medici – di tutto ciò c’è poco o nulla. Anche il materiale fornito non è arrivato in quantità necessaria a garantire che chi entrerà in contatto con i pazienti sia al riparo da infezioni. I medici chiedono più tempo prima di attivare i reparti. A Partinico, dove sta nascendo quello che diventerà il più importante centro del Palermitano nella lotta al virus, la paura si è trasformata lunedì sera in rivolta. Medici e infermieri hanno perfino minacciato le dimissioni suscitando la dura reazione dell’Asp. La manager Daniela Faraoni ha inviato una nota ai dirigenti dell’ospedale chiedendo di «identificare chi ha abbandonato la postazione di lavoro per protestare». Ai vertici dell’ospedale la manager ha chiesto di chiamare in servizio altro personale «di pari profilo per garantire lo standard organizzativo necessario». Infine, la Faraoni ha sottolineato che «sarà doveroso verificare nei prossimi giorni l’opportunità di mantenere nell’organizzazione soggetti che possono essere ostativi a promuovere un clima di massima collaborazione e proficuo lavoro». E per misurare il livello di tensione che si era raggiunto a Partinico basta citare le ultime righe della nota della Faraoni in cui si invitano i direttori dell’ospedale a «esprimere attraverso la propria leadership la forza necessaria a mantenere la coesione e la piena operatività dell’ospedale». E tuttavia Partinico è solo la punta di un iceberg. Anche al Cervello di Palermo c’è tanto timore. Di fronte a tutto questo ieri Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto all’assessore Ruggero Razza di attivare «una cabina di regia che preveda la collaborazione di specifiche figure professionali del settore sanitario, includendo anche la sanità privata e il settore dell’emergenza-urgenza Seus-118. Pensiamo a un coordinamento diretto e continuo con le organizzazioni sindacali perché ci sono troppi rischi per il personale. Ci ritroviamo quotidianamente a dover fare i conti con alcuni provvedimenti sbagliati e con alcune inefficienze organizzative inaccettabili e molto pericolose per la salute pubblica”. Gli stessi timori hanno gli infermieri. Il Nursind ha chiesto ieri alla Regione «di effettuare tamponi a tutti gli operatori sanitari». Per il leader del sindacato, Claudio Trovato, «lo stato dell’arte dei dispositivi di sicurezza all’interno delle aziende è carente e mancante, venendo meno alle raccomandazioni ministeriali ed ai protocolli attivati, nel non rispetto delle norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro». E la Fismu (Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti) ha scritto a Razza per segnalare le incongruenze delle disposizioni date ai medici: «A cominciare dal fatto che non si possono rispettare i tempi stretti di contatto per via di un triage telefonico incompleto o affrettato, della presenza di familiari apprensivi e, a volte, anche reticenti e di trasporti poco agevoli anche presso strutture non esattamente ravvicinate. La Regione ha dato indicazioni che il personale spesso non può osservare se vuole fare bene il proprio lavoro. Per questa ragione sono necessari e urgenti i dispositivi di sicurezza, non c’è altra strada, il resto sono giochi di prestigio».