L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sullo scontro relativo alla cassa integrazione per gli impiegati dei Call center. Una situazione frastagliata, e molto complicata, per quasi 3.500 lavoratori dei call center della città, gran parte dei quali ancora non sanno quando riceveranno i prossimi stipendi. Molte aziende hanno chiuso gli uffici portando il lavoro da remoto per evitare il diffondersi del contagio dopo che tre operatori (uno ad Almaviva e due a Comdata) sono stati trovati positivi al Covid-19, e allo stesso tempo, hanno aderito al Fondo di integrazione salariale istituito per l’emergenza che, per nove settimane, sostituirà la normale cassa integrazione. Il rischio, però, è che l’Inps non riesca ad erogare le somme in tempo e che i lavoratori possano trovarsi senza la busta paga per un periodo troppo lungo. Per questo motivo i sindacati hanno chiesto alle società che gestiscono i call center di anticipare i pagamenti in caso di ritardi da parte dell’Istituto di Previdenza. Comdata ha già confermato che è pronta a versare l’assegno ai propri dipendenti se non dovesse arrivare in tempo il beneficio. Anche Almaviva dovrebbe andare in questa direzione ma ancora non c’è stata una risposta definitiva e, in questi giorni, i sindacati sono impegnati in una trattativa per chiudere l’accordo. Exprivia invece ha rifiutato la proposta affermando di non essere disponibile a dare in anticipo le retribuzioni per poi ricorrere al conguaglio perché «non sussistono le condizioni finanziarie», si legge nel verbale dell’ultima riunione. «Nessuno lavoratore sarà lasciato solo – dice Tania D’Agostino, segretario organizzativo della Fistel Cisl Sicilia -. Ferma restando l’importanza di garantire la salute, le nostre priorità sono di garantire il reddito dei lavoratori e di non perdere volumi di chiamate perché al termine dell’epidemia non vogliamo trovarci a dover gestire emergenze occupazionali in un settore che da anni è in crisi».