L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sulle ulteriori misure restrittive stabilite per frenare l’emergenza Coronavirus. Multe salate, da 400 a 3000 euro, per chi viola le regole anti contagio. E la possibilità per singole Regioni di adottare misure più dure di quelle nazionali se il contagio si acuisce, ma in coordinamento con il governo. Ecco il decreto legge con cui il premier Giuseppe Conte prova a mettere ordine tra le ormai tante norme anti coronavirus, a un mese dalla creazione delle prime zone rosse. Il decreto elenca 28 restrizioni e regole, accorpando quelle adottate con i diversi dpcm: dallo stop agli spostamenti alla possibile chiusura di strade e parchi, cinema e ristoranti. L’orizzonte temporale è il 31 luglio, perché a fine luglio è ad ora fissata la fine dell’emergenza, dichiarata a gennaio. Ma Conte tranquillizza gli italiani: non staranno chiusi in casa fino a luglio. Sulle singole misure si deciderà di mese in mese, in base ai dati del contagio. Ma il premier, alla terza giornata di leggero calo dei contagi ma con aumento dei morti, spera di «allentare prestissimo la morsa»: «Più rispettiamo le regole prima ne usciamo tutti, con uno stile di vita migliore». Si era ipotizzato anche la confisca dell’auto a chi esce senza motivi validi ma in questi casi aumentano le multe fino a un terzo. «Misure rigorose ma necessarie», dice il sottosegretario Riccardo Fraccaro. C’è anche la chiusura per 30 giorni, una volta superati i blocchi, per i bar e i negozi che violino i divieti. La violazione intenzionale del divieto assoluto di allontanarsi dalla propria abitazione o dimora per le persone sottoposte a quarantena perché risultate positive al virus è punita, ai sensi dell’articolo 452, primo comma, n. 2, del codice penale, con la reclusione da uno a cinque anni. I controlli saranno affidati sul territorio anche ai militari, per rafforzare le forze dell’ordine: «Non c’è nessuna militarizzazione», chiarisce però Conte. Il presidente del Consiglio decide anche, sia pur mantenendo in capo al governo ogni iniziativa, di intensificare il coordinamento con il Parlamento, dopo le proteste delle opposizioni e di Iv: d’ora in poi tutti gli interventi, anche i dpcm, saranno comunicati ai presidenti delle Camere e ogni 15 giorni il premier o un ministro riferiranno in Aula. C’è poi il nodo spinoso delle Regioni e i Comuni, dopo il proliferare di ordinanze locali a volte in contrasto con quelle nazionali: è il governo a «stabilire la cornice» entro la quale tutti dovranno muoversi, afferma il premier. Ma uno spazio di manovra alle Regioni resta, nessun commissariamento: potranno introdurre d’urgenza e per tempo limitato misure più dure restrittive, concordate col governo.