L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sulle misure della Regione siciliana per arginare l’emergenza Coronavirus. L’obiettivo è fare i tamponi ai 35 mila siciliani rientrati dal nord negli ultimi giorni. Sul picco, i calcoli matematici lasciano temere si possa arrivare a quota 2.500. A questo si sta preparando la Regione. L’azione di prevenzione illustrata da Razza parte dai controlli a tappeto, o quasi. Il problema sono sempre i rientrati da altre Regioni: il conto, visto che era obbligatorio registrarsi, è arrivato a sfiorare quota 35 mila. L’assessore ha detto che il comitato scientifico di 14 membri da lui presieduto ha deciso di fare i tamponi a queste persone, in linea con una corrente di pensiero seguita dal Veneto e che a livello nazionale sta dividendo gli infettivologi. Un tampone costa 18 euro e soprattutto l’aumento vertiginoso ingolferebbe i laboratori di analisi pubblici. Per questo motivo Razza ha lasciato intendere che si inizierà a campione, partendo da chi è arrivato negli ultimi 7 giorni: «Non ha senso fare il tampone nell’immediatezza ma a 7 o 14 giorni dal loro rientro in Sicilia, in maniera da isolare una platea potenzialmente asintomatica». L’assessore ha anche anticipato che sta per arrivare un codice di comportamento per queste persone, da estendere anche ai familiari: partendo dal presupposto che dovrebbero essere già in quarantena, verranno dettate altre regole per limitare la diffusione del virus da parte di positivi asintomatici. Di sicuro i primi tamponi verranno estesi al personale – medici e infermieri – che sta lavorando negli ospedali in questa fase. Musumeci ha spiegato questa decisione così: «Se cade il “soldato”, non sapremo come affrontare questa guerra. Purtroppo il mondo scientifico si sta dividendo su questo aspetto cruciale». Razza ha anche illustrato il piano di rafforzamento dei reparti in vista di un eventuale picco di contagi: «Sono 650 i posti letto di terapia intensiva che la Regione deve attivare per fronteggiare un possibile picco di contagi. Attualmente la disponibilità è di 120 posti. Ad oggi sono impegnati 28 posti letto». La differenza fra posti reali e obiettivo non preoccupa, al momento: «Pur applicando il peggiore moltiplicatore possibile la dotazione di posti letto già disponibili oggi ci consente di non trovarci alla situazione di asfissia» ha detto Razza all’Ars. Aggiungendo che sono già mille – 400 medici e 600 infermieri – ad avere risposto ai bandi varati la settimana scorsa per le assunzioni semestrali. «Si tratta di personale – ha detto Razza – che parteciperà ai prossimi piani di stabilizzazione. Non creeremo nuove sacche di precariato ma sfrutteremo la celerità con cui si stanno portando avanti queste selezioni».