Gds: “Il tifoso Saraniti: «Caro Palermo, dobbiamo avere tanta… fame»”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” riporta le dichiarazioni di Andrea Saraniti, attaccante del Palermo:

«Andavo allo stadio negli anni della Serie C e della Serie B. Il mio posto era in gradinata, papà Fortunato non poteva seguirmi perché non vedeva e mi accompagnava un suo amico. Il 5-0 al Catania. Il derby di Sicilia è il top in Italia e non vedo l’ora di disputarlo. L’ho giocato, con la maglia del Catania, quando ero nel settore giovanile, ma non è la stessa cosa. Da bambino sognavo Ronaldo, anche perché simpatizzavo per l’Inter a quell’età. Se speravo di arrivare a Palermo? Sì, ma pensavo fosse impossibile. Non ho rimpianti per quello che ho fatto, la mia occasione è arrivata a 32 anni e me la tengo stretta. Se mi aspettavo l’accoglienza del mio quartiere Altarello? No. I miei amici mi hanno fatto una sorpresa e ho trovato un quartiere in festa con i fuochi d’artificio. Lo striscione l’ha già mia mamma a casa sua…Papà è sempre stato un tipo tranquillo.

Giocavo a tennis, quando ho preferito dedicarmi al calcio mi ha lasciato libero di fare le mie scelte. Così anche negli studi, non mi ha fatto alcuna pressione per continuare una volta preso il diploma». Tornando al presente: da Mirri a Boscaglia, gli elogi nei suoi confronti non mancano…

«Sto ricevendo fiducia e sento tanta responsabilità. Tutto ora passa da me, posso solo ringraziare il presidente Mirri, i direttori Sagramola e Castagnini, ma preferisco farlo sul campo». Il matrimonio con Boscaglia poteva celebrarsi già prima? «Dieci anni fa, quando era a Trapani. Ora siamo insieme e sono onorato, perché ha fatto cose eccezionali sia in C che in B. È un martello ed è giusto che sia così. Sarà un punto di riferimento per tutti. Similitudine Palermo-Vicenza-Lecce? Sì, nel gruppo. I ragazzi sono fantastici, sono affiatati e si vede che si vogliono tutti bene. Hanno subito fatto integrare noi nuovi. Si sta creando un gruppo formidabile. Palermitani? Anche Floriano ormai ha preso l’accento (ride, ndr). A parte gli scherzi, è sicuramente stato importante.

Come ho vissuto il Covid? Purtroppo non da solo. Anche mia moglie è stata contagiata e fortunatamente, delle mie due figlie, è risultata positiva solo la grande, ma asintomatica. Ho avuto paura che questa malattia creasse dei problemi a loro prima che a me. È andato tutto bene e qui a Palermo sono stati fantastici, professionali al massimo, ma non è stata una semplice influenza. La mia speranza è che tutti possano capire e rispettare le regole». Sul campo, invece, cosa deve capire il Palermo? «Che bisogna giocare tutte le partite come se fossero finali. Questo è il torneo più difficile tra i campionati professionistici, proprio sul piano caratteriale. Qui c’è più fame, al nord è diverso. La fame cresce di giorno in giorno, non deve mai mancare. Boscaglia sta lavorando anche su questo e daremo il massimo fino alla fine, sappiamo che maglia indossiamo e in che piazza giochiamo».