L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sulla posizione di Maurizio Zamparini. Ecco quanto riportato: “Ieri, l’ex patron rosanero è stato radiato dal calciato, ma contemporaneamente è tornato ad essere un uomo libero dopo sei mesi ai domiciliari: «Chiederò un risarcimento di 100 milioni alla Figc, ho dato mandato ai miei avvocati. Non so se verrò alla prossima udienza». Ieri è stata disposta la revoca delle misure cautelari da parte del Riesame, poche ore dopo la mazzata della giustizia sportiva. Il collegio presieduto da Cesare Mastrocola ha confermato le richieste della Procura Figc: cinque anni di inibizione con preclusione. Niente attenuanti o sconti per le falsità nei bilanci 2014, 2015, 2016 e 2017, relative all’iscrizione di crediti per imposte anticipate da 5 milioni e all’operazione Mepal-Alyssa con conseguente credito da 40 milioni di euro giudicato «fittizio» dal giudice. Il procuratore Pecoraro e l’aggiunto Chinè avevano già chiesto la radiazione per Zamparini a fine aprile, ma il deferimento venne dichiarato inammissibile a causa di un vizio procedurale. La Corte d’appello, nel giorno in cui il Palermo venne salvato dalla Serie C, ha restituito palla al Tfn, accettando le richieste della Procura rinviando a giudizio l’imprenditore friulano. I legali hanno riproposto «parte delle eccezioni preliminari» già rigettate in sede d’appello, chiedendo in particolare «l’irritualità del deferimento per l’illegittima riapertura delle indagini» e la sospensione del procedimento «per la parallela pendenza del procedimento penale» che vede Zamparini nella veste di imputato», quello per cui lo scorso 2 luglio è iniziato il processo e che il prossimo 18 settembre lo vedrà tornare a Palermo per deporre in aula. Nel merito, invece, i legali hanno ribadito «l’illegittimità degli elementi probatori acquisiti», chiedendo il proscioglimento e una perizia sui bilanci del club di viale del Fante. Una difesa che non è andata a buon fine, tant‘è che il giudice evidenzia «la gravità ed il disvalore dei fatti ascritti al deferito, vero ideatore degli artifizi contestati». L’intera operazione Alyssa, infatti, è «fortemente voluta dallo Zamparini» così come «la successiva operazione architettata dallo Zamparini ed avallata dal Morosi», ovvero quella che avrebbe visto il Palermo acquisire le quote di Alyssa «senza alcun esborso di denaro». Tutto ciò, per il giudice, «è indice sintomatico della gravità degli illeciti perpetrati». Gli stessi giudici penali, stando a quanto si legge dal dispositivo del Tfn, hanno ritenuto l’operazione «un mero artificio contabile per far quadrare i conti della società e dissimulare il grave deficit patrimoniale». Una voragine mai colmata nel tempo, fino ad arrivare ai giorni nostri, con la mancata iscrizione del Palermo in Serie B per tutta una serie di inadempimenti da parte di Tuttolomondo, tra cui l’omesso ripianamento di un buco patrimoniale pari a 8,3 milioni di euro. Pur convenendo con la corte d’appello riguardo «all’insufficienza di prova per i fatti che avrebbero consentito, pur mancandone i presupposti, l’iscrizione» ai campionati 2016/17 e 2017/18, dalla sentenza del Tfn emerge come il Palermo abbia inviato alla Covisoc informazioni «in parte errate e fuorvianti». Lo stesso organo di controllo, inoltre, ha ottenuto «dati non rispondenti al vero» in merito ai documenti inviati a marzo 2018, ovvero lo stato patrimoniale e la relazione semestrale, necessarie per l’iscrizione allo scorso torneo cadetto. Violazioni ripetute nel tempo, che hanno permesso all’ex patron di allontanare l’incubo della ricapitalizzazione, fin quando la bolla non è esplosa. Per il Palermo, che oggi si avvia a ripartire dai dilettanti, ma anche per lui, da ieri nuovamente libero. Potrà ricorrere in appello presso la Corte federale, ma al momento, nel mondo del calcio, non c’è più posto per Zamparini”.