L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sull’istanza di fallimento nei confronti dell’U.S. Città di Palermo. Lo svincolo dei giocatori cancella dall’attivo patrimoniale 11,3 milioni di diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori, con la conseguente possibilità di generare plusvalenze da una cessione sul mercato. Il nodo di tutta la vicenda è l’operazione Mepal. Il credito iniziale di 40 milioni è stato saldato solo per metà del suo valore, come confermato dalla Covisoc. Dunque, il credito è da ritenersi «inesistente» stando alla versione dei pm e, anche nel caso possa essere ritenuto esigibile, «il complesso dei crediti dell’U.S. Città di Palermo vale circa la metà rispetto al complesso dei debiti ed è quindi assolutamente insufficiente a farvi fronte, nemmeno sul lungo periodo». In cassa, infatti, il Palermo ha solamente 41.710euro e «non è in grado di onorare le spese correnti». Come gli stipendi dei calciatori, che in precedenza sono stati onorati «grazie a degli espedienti» come il contratto pubblicitario con Damir. Gli stessi giocatori si sono mosso per avviare una propria istanza di fallimento. Gabriella Giammona, nominata presidente del collegio dopo l’astensione di Giovanni D’Antoni, ha disposto di allegare eventuali altre istanze a quella presentata dalla Procura, richiedendo di acquisire informative presso Riscossione Sicilia «sulla eventuale esposizione debitoria complessiva» del club, che la scorsa settimana ha aperto le porte della propria sede agli ispettori dell’Agenzia delle Entrate. Per quanto riguarda i debiti tributari, infine, il club ha comunicato alla Covisoc di averli ripianati tramite compensazione con un credito di 5,8 milioni rilevato da Group Itec Srl(al prezzo di 2,9milioni). I pm hanno aggiunto agli atti il contratto di acquisizione del ramo d’azienda, non documentato secondo la Covisoc.