L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” riporta le dichiarazioni di Salvatore Errante Parrino, dottore commercialista e membro del collegio sindacale del Palermo ai tempi di Ferrara e Polizzi:
«Di Piazza? È messo alle strette, perché così il recesso è inefficace, considerata la messa in liquidazione, e non può ricevere alcunché. È tutta la società ad essere in liquidazione, il recesso si blocca e quel che rimane, se rimane, si ripartisce. Sicuramente, così, si blocca l’operazione di recesso, come dice il codice civile. È come se non fosse mai stato esercitato. Un socio che chiede il recesso, verosimilmente, attende un rimborso. Così non sarà».
«Dato che il recesso ha perso efficacia, il recedente rimane un socio. Una volta deliberata la liquidazione, essendo il Palermo un asset della società in questione, andrà venduto. Il liquidatore, per legge, ha l’obbligo di vendere i beni sociali. Se nessuno acquista le quote, però, le quote potrebbero essere assegnate ai soci di Hera Hora, ma serve il consenso unanime degli stessi. Ipotizziamo che succeda: le quote del
Palermo passerebbero a Di Piazza e Mirri, nelle stesse proporzioni. Di fatto, da proprietari indiretti diventerebbero proprietari diretti».