Tony Di Piazza, vice presidente del Palermo, ha compiuto davvero un bel gesto per San Giuseppe Jato, inoltre l’imprenditore italo americano ha voluto dire la sua sulla ripresa del campionato di Serie D. Di seguito le sue parole rilasciate ai microfoni del “Giornale di Sicilia”: « La raccolta fondi? È una mia iniziativa personale – ammette Di Piazza – e naturalmente la disgrazia che stiamo attraversando è eclatante. Due o tre mesi fa non avremmo mai potuto prevederla, per New York è un po’ come l’11 settembre del 2001, che però è stato un solo giorno e non ha avuto questa portata globale. L’emergenza sta mettendo in ginocchio tutto il mondo e posso immaginare l’effetto che possa avere su un paese come San Giuseppe Jato. So che il mio gesto non risolverà i problemi, ma è un modo anche per mostrare la mia vicinanza». La crisi sanitaria che ha coinvolto l’intero Paese ha portato anche allo stop dei campionati di calcio, con la conseguenza di una pausa forzata per il Palermo e per tutta la Serie D. Una pausa che, a questo punto, bisognerà vedere fino a quanto durerà. Intanto la società rinvia settimanalmente la ripresa degli allenamenti, aspettando novità dalla Federazione e dalla Lega nazionale dilettanti per sapere se ci sarà la possibilità di tornare a giocare nei prossimi mesi. «A questo punto – prosegue il vicepresidente del club rosanero – è difficile prevedere se finirà o meno il torneo. Inizialmente era stata ipotizzata la data del 3 aprile per la ripresa, poi quella del 3 maggio, ma onestamente è azzardato fare previsioni, visto come stanno andando le cose. Direi di aspettare e lasciare le decisioni alla Lega». Di certo, il Palermo si augura di poter chiudere sul campo un torneo che al momento lo vede primo in classifica. Una marcia verso la promozione in Serie C interrotta solamente dalla pandemia, ma che i rosa sperano di poter riprendere quando la situazione sanitaria in Italia sarà tornata alla normalità: «A noi farebbe piacere poter completare il campionato – conclude Di Piazza – ma ci sono questioni molto più importanti del calcio in questo momento. In America lo sport si è fermato al primo caso di positività, in Nba, ma anche qui purtroppo abbiamo tardato nel reagire. Solo da due-tre settimane si è iniziato a fare qualcosa, poteva esserci una reazione migliore, ma è facile parlare col senno di poi».