Gds: “Di Donato bacchetta il Palermo «In questa squadra ci sono solo tanti gregari. Società ha sbagliato»”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” riporta le dichiarazioni dell’ex rosa Daniele Di Donato:

«Sono state quattro stagioni di amore intenso con Palermo e i suoi tifosi. Pochi calciatori hanno ricevuto l’affetto che io ho avuto da questa città».

«Vero, in quella occasione ho sentito tutta la tifoseria stringersi intorno a me, l’allenatore Arrigoni fu come un padre e mi fece giocare dopo pochi giorni per farmi superare il trauma e riportarmi alla realtà, ma ebbi grande solidarietà anche dai tifosi del Catania e del Messina».


«La promozione in B del 2001 fu bellissima. Io non giocai la partita finale
con l’Ascoli, ma la vissi dalla tribuna. Sensi aveva problemi e gli stipendi non arrivarono più.

Fummo pagati solo a fine campionato quando Zamparini acquistò il club».


«Situazione paradossale. Sapevamo che Sensi non ce la faceva più, aspettavamo qualcuno che acquistasse il club e arrivò Zamparini. Ma ricordo con amarezza il modo con cui fu gestito il travaso. Arrivarono i calciatori del Venezia e a molti di noi fu detto di andare via senza alcun rispetto. Io Bombardini, Sicignano ed altri restammo nel Palermo. Ci giocammo la promozione in A fino alla partita di Lecce. Eravamo già un gruppo forte e l’anno successivo centrammo il salto di categoria. La mia seconda promozione in tre anni. A quel punto cominciai a sognare il debutto in A con la maglia del Palermo, che non arrivò mai».

«Guidolin? È un ottimo allenatore, ma aveva le sue idee e non ci rivolgemmo mai la parola fuori dal campo. Arrivarono i Filippini, io giocai sempre meno e a fine anno fui ceduto in prestito al Siena. A modo mio partecipai alla festa per la prima partita in A dei rosa. Seppure giocassi nel Siena, il “Barbera” mi regalò cori da brividi, fu esposto uno striscione in mio onore, il mio allenatore Gigi Simoni mi disse che non aveva mai visto una
cosa del genere».

«Zamparini allestì una squadra di campioni. Per anni il Palermo è stato un modello e va dato atto a Zamparini di avere fatto grandi cose. Ha sbagliato dopo, perché doveva dire chiaro alla città che non aveva più le possibilità di andare avanti. Per anni è stata una barzelletta. Baccaglini, gli inglesi, i continui cambi di direttori sportivi. Il fallimento forse è stata la cosa migliore, ha messo fine a una specie di agonia. Tante squadre come il Napoli, la Fiorentina e il Parma sono rinate bene dopo un fallimento».

«Palermo di adesso? Ho visto tutte le partite. Penso che i dirigenti abbiano sbagliato qualcosa. Intanto non hanno preso un attaccante davvero forte. Rauti è bravo ma è ancora molto giovane. Il Bari ha Antenucci, parte sempre da 1-0. I problemi in difesa lavorando si possono risolvere ma in attacco, se non hai la qualità, è difficile segnare. Puntare molto sui giovani? Ma a Palermo non te lo puoi permettere. Anche se neopromosso sei sempre il Palermo, puntare a vincere è un obbligo.

Nella squadra di C con cui vinsi il campionato io c’erano Cappioli, La Grotteria, Giampietro, giocatori di grandissimo carisma. In questo Palermo vedo solo tanti bravi gregari».

«Trapani? Un’esperienza allucinante. Ero andato perché mi aveva chiamato Porchia (l’ex manager del settore giovanile granata poi promosso a direttore sportivo, ndr) ma ho capito presto che non c’era nessuna volontà di fare la squadra. Mi dispiace perché Trapani è una piazza importante».

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Redazione Ilovepalermocalcio