L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” si sofferma sulla delicata situazione riguardante l’assegnazione degli spazi pubblicitari a Palermo, in cui è convolta inevitabilmente la società Damir della famiglia Mirri. Ecco quanto riportato: “L’autorità nazionale Anticorruzione mette il naso sulla vicenda, mai risolta, dell’assegnazione degli spazi pubblicitari in città. Lo fa con una nota chiedendo a Palazzo delle Aquile di eliminare l’anomalia di una situazione di sostanziale duopolio. L’Anac si è mossa dopo avere ricevuto un esposto dalla «Vat srl» in cui si racconta che le società «Damir» e «Alessi» hanno «un appannaggio quasi esclusivo da diversi decenni della pubblicità permanente». Una condizione che è un’anomalia. Riconosciuta persino dalla politica cittadina che da anni, però, si mette in moto e non perviene a nulla. Nel 2015, infatti, sono stati approvati il regolamento e il piano che stabilisce le regole: viene introdotto il principio della gara pubblica per l’affidamento e la gestione degli impianti pubblicitari. Il passo successivo era la ricognizione degli impianti. Per quest’ultimo si sarebbe dovuto istituire un ufficio apposito che in tempo sei mesi avrebbe dovuto lavorare sui quattordici macro-lotti in cui è stato suddiviso il territorio cittadino. Da qui si sarebbe dovuto partire per definire i piani attuativi e le cartografie necessarie nonché la cosiddetta geolocalizzazione degli impianti in ogni angolo di strada. Del resto, il Comune nemmeno sa di quante strutture dispone e manca un censimento completo per individuare tutti gli abusivi che infestano strade, marciapiedi, pali della luce, ringhiere, transenne. Il cronoprogramma prevedeva tutto questo lavoro in sei mesi e poi la parola sarebbe passata al consiglio. Ma si arriva al 2016 e finalmente si predispone un documento. Nel frattempo, però, non si rilasciano nuove autorizzazioni e il duopolio lavora indisturbato. «Per quanto ci riguarda – spiega Leopoldo Piampiano, assessore alle Attività produttive – è già all’attenzione di Sala delle Lapidi. C’era stato qualche consigliere che aveva espresso alcune richieste. Quasi tutte sono state soddisfatte, tranne la geolocalizzazione degli impianti. Un lavoro impossibile da svolgere. Per noi – conclude l’assessore – il provvedimento può essere messo immediatamente ai voti e approvato. E subito saremmo nelle condizione di bandire le gare per le aggiudicazioni». Che è poi quello che chiede l’Autorità. Ma nella nota si precisa che in realtà di tutto ciò non è stato fatto nulla. Anzi «non è stata fornita l’informazione sulla modalità di concessione/autorizzazione all’esercizio dell’attività di pubblicità permanente su suolo comunale, in luogo delle quali sono stati trasmessi vetusti provvedimenti di autorizzazione alla Damir e Alessi senza mai procedere all’indizione di una gara pubblica». Una modalità, secondo Anac «che attraverso l’autorizzazione per svariati decenni ai medesimi operatori non è idoneo ad assicurare l’interesse pubblico all’uso più efficiente del suolo pubblico e quello dei privati al confronto concorrenziale». In Consiglio comunale più volte l’atto è rimasto impantanato subendo ritardi, limitazioni e marce indietro. Non c’è mai stata una volontà di portare a compimento la procedure, semmai ha prevalso un trasversale desiderio di soprassedere. E lo dimostra il fatto che la delibera fa parte delle quattro (insieme a regolamento antievasione, quello sulla Tari e quello sui dehors) contenute nell’emendamento approvato da Sala delle Lapidi con cui si definiscono prioritarie rispetto a qualsiasi altra discussione. «Le sedute sono già state convocate mercoledì e giovedì – spiega Salvatore Orlando, presidente di Sala delle Lapidi – e all’ordine del giorno da tempo c’è anche l’argomento pubblicità. Questo è ciò che io posso fare per accelerare la discussione su un punto che riteniamo necessario». Come a dire, sono i consiglieri nel loro complesso che possono premere sull’acceleratore per dare il via libera oppure tirare ancora una volta il freno a mano. La nota dell’Anticorruzione, se pure non è produttive di effetti sanzionatori, è comunque una bella tirata di orecchie perché si conclude con un invito «ad abbandonare la pratica della reiterazione di autorizzazioni ai medesimi soggetti»”.