L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” riporta le dichiarazioni di Tanino Troja, ex calciatore del Palermo:
«Mi rimproveravano di mangiare troppo – racconta -. E mi faceva stare male. Non era vero. Dicevano che mangiavo pane con la milza, quarume, frittola, cose che non mi piacciono per niente. Semmai vado matto per la pasta con i ricci. Ovviamente queste critiche arrivavano sempre dopo una sconfitta. Un tormentone. E dicevano che frequentavo i night, che mi piaceva la bella vita. Insomma, non è stato facile. Così quando cominciarono a girare queste voci chiesi alla società di farmi alloggiare allo stadio che aveva le camere per i più giovani. Così potevo essere controllato. Vilardo offrì solo 500.000 lire alla Faldese, che mi vendette al Catania che poi mi cedette in prestito al Paternò. Fui il capocannoniere della D, il Palermo dunque mi ricomprò su segnalazione di Cesto Vycpalek. Dicono per ottanta milioni ma non ho mai saputo la vera cifra. Nell’affare Angelo Busetta andò al Paternò. Il mio primo stipendio fu di centottantamila lire al mese, che era una bella cifra. Dopo due anni di trattative, diventò di trecentottantamila lire al mese. Ma dovetti faticare, fu dura ottenere l’aumento. Cominciarono a girare le voci sulla mia vita sregolata. Però in squadra ero sempre il più giovane e a quei tempi si usava che i giovani portavano le valigie ai più anziani. Tinazzi, Malesani, Pontel e gli altri mi coccolavano ma le valigie le portavo io. Di testa ero fortissimo, sono alto 1.84 ma la mia forza erano i muscoli dorsali e addominali, restavo fermo in aria. Inutile dire che il gol più importante è stato quello contro il Cagliari che vinse lo scudetto, ma il più bello l’ho fatto al Genoa con una rovesciata in acrobazi. Non so, credo di essere l’attaccante nato a Palermo che ha fatto meglio con la maglia rosa. A me sono piaciuti tanto Gianni De Rosa e Vito Chimenti, ma il più forte è stato certamente Luca Toni. Debuttai con l’ungherese Szèkely, che viveva accampato con la sua roulotte dentro lo stadio. Con moglie e due figli. Carmelo Di Bella mi ha voluto bene come un figlio. Mi ha valorizzato a Palermo e mi volle a fine carriera a Catania. Venne a Lignano Sabbiadoro, dove con la mia prima moglie Patrizia (dopo la separazione si è risposato con Rosy, ndc) avevo una boutique di alta moda. Accettai solo per la sua insistenza ma nella gara di ritorno contro i rosa fingemmo un infortunio e non giocai. Vinicio a Napoli mi stroncò. Niente da dire sulla sua bravura ma non mi diede spazio. Edmondo Fabbri mi apprezzava, feci due partite in Nazionale B contro Romania e Austria, ero nella lista dei quaranta per i Mondiali in Inghilterra ma non mi portò. Peccato. Porsche? Già, la volevo proprio verde col tetto nero ma non era in produzione, così Armando Floridia me la fece costruire in fabbrica a Stoccarda. Quando giravo per Palermo non passavo inosservato. Il Palermo mi ha dato tutto. Mi ha fatto male questa sconfitta di Teramo. Stimo molto Mirri e Sagramola, Boscaglia è un bravo tecnico e spero che questa squadra cresca, perché domenica ho visto in campo un gruppo di calciatori senz’anima e senza idee, come un cantiere aperto».