Gds: “Cuori rosanero. Caramanno «Vinsi in C-2, poi qualcuno mi tradì. Ora punterei più sui giovani»”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” riporta le dichiarazioni di Pino Caramanno, ex allenatore del Palermo:

«Quando accettai di allenare il Palermo in C2 dopo la radiazione, mi era stato promesso che in caso di promozione sarei rimasto, non pretesi il contratto biennale e mi bastò una stretta di mani con Lagumina. Ma già a marzo, col campionato in tasca, vennero fuori articoli di giornali in cui si diceva che il Palermo cercava un nuovo tecnico (poi arrivò Rumignani ndc) e allora capì di essere stato tradito. Mi mossi e trovai immediatamente l’accordo col Foggia». Con cui l’anno successivo vinse il campionato a scapito dei rosa, battendoli a Trapani in una gara che era quasi uno spareggio. «Esatto, ho ancora negli occhi le lacrime dei tifosi rosanero. Ma io avevo fatto solo il mio lavoro. Dopo quella partita il direttore sportivo Peccenini dichiarò sui giornali che non pensava che io potessi essere un allenatore vincente anche in C1. Feci cento copie di quel giornale e tappezzai tutta la mia casa».


«Quella squadra che vinse la C2 portò non solo risultati ma anche gioco e idee nuove. Dopo la finale di Coppa Italia persa a Monza contro una squadra di categoria superiore, negli spogliatoi scese Berlusconi per complimentarsi con me e i ragazzi. Quel Palermo l’avevo costruito quasi tutto io, quattordici giocatori su diciotto erano arrivati su mia indicazione, quattro li aveva presi Peccenini (Pocetta, D’Este, Casale e Di Carlo ndc). I miei quattordici costarono meno dei quattro portati dal direttore sportivo. Forse non rimasi proprio per questo, potevo essere un ostacolo ai futuri progetti del club. Già cominciavano a inserirsi maneggioni per proporre i loro calciatori».

«Fu una serata indimenticabile con l’Atletico Mineiro, quarantamila persone per una squadra di C-2 non si erano mai viste e non ce le aspettavamo. Io pensavo che venissero non più di quindicimila.

E a un certo punto tememmo per la calca, un maresciallo dei carabinieri mi passeggiava nervoso vicino la panchina e mi diceva: “Ora viene giù tutto”, vedendo tutta quella gente. Quel giorno la squadra diede tutto, e tenne il campo contro un avversario di caratura internazionale, a Palermo si cominciò a capire che il nostro calcio era innovativo. Io mi auguro che il Palermo si riprenda, ma il club deve puntare maggiormente sui talenti locali. Ho parlato con Mirri, gli ho esposto qualche mia idea. Credo che senza mecenati non sia più il tempo di comprare i gol, bisogna provare a costruirli in casa e spero che il Palermo faccia del settore giovanile un suo punto di forza e per questo sarà fondamentale dotarsi di adeguati campi di allenamento».