Gds: “Clan spietato, blitz contro i nuovi boss”
L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul blitz contro alcuni boss di club.
Un ritorno al passato fatto di sangue sulle strade, di morti ammazzati in pieno giorno e la mafia che si sostituisce in tutto e per tutto allo Stato: è la fotografia restituita dall’ultima indagine dei carabinieri a Belmonte Mezzagno, territorio storicamente e atavicamente legato al braccio più violento di Cosa nostra. Quella Cupola che raccoglieva e disciplinava con regole ferree i mandamenti della provincia e che da anni i sodali stavano disperatamente cercando di riorganizzare.
Sul campo, intanto, restano a marchiare il terreno, in ordine sparso, i picciotti delle varie famiglie decapitate dalle inchieste e dalle retate. Sono nove gli arresti disposti dal gip Antonella Consiglio, su disposizione della Dda coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido. In carcere finiscono Agostino Giocondo, 52 anni, ritenuto elemento di spicco all’interno della consorteria mafiosa dove si stavano rimodulando gli equilibri di potere. Gregorio Crini, 57 anni; Pietro Gaeta, 38 anni; Giovan Battista Martini, 60 anni; Pietro Pizzo, 53 anni; Giuseppe Martorana, 48 anni; Salvatore Giocondo, 28 anni; i palermitani Salvatore Billeci, 38 anni e il ventiduenne Vincenzo Sunseri.
Il provvedimento ipotizza l’associazione mafiosa, porto e detenzione di armi clandestine e ricettazione, questi ultimi aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose. Non ci sono cioè gli omicidi e il tentato omicidio, che pure furono il punto di partenza della nuova indagine dei carabinieri, l’ultima di una lunga serie: negli ultimi quindici anni i militari ne avevano messo a segno anche altre, con epicentro (anche) nel mandamento di Misilmeri e Belmonte, paese un tempo dominato dagli Spera, legatissimi a Bernardo Provenzano: tra queste Perseo (2008), Sisma (2009 e 2011), Jafar e Jafar 2 (2015) e Cupola 2.0 (2018-2019).
Nuova stagione, nuovi delitti Si parte proprio da tre omicidi e un quarto agguato al quale, però, la vittima è sopravvissuta, che sembrano lo scenario di tempi molto lontani e che invece, tra il 2019 e il 2020, hanno di nuovo fatto scattare il campanello di allarme in quel territorio. La faida mafiosa di Belmonte Mezzagno è cominciata il 10 gennaio del 2019, quando in un agguato fu ucciso Vincenzo Greco, manovale di 36 anni, crivellato di colpi nella propria auto. L’8 maggio dello stesso anno, sempre nella propria vettura, venne assassinato il commercialista Antonio Di Liberto, di 49 anni.