Gds: “Caro gasolio, rientra la protesta dei tir siciliani”

L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul caro gasolio e la protesta dei tir.

La protesta contro il caro carburanti rientra, almeno per adesso, ma tanto basta per scongiurare il rischio scaffali vuoti nei supermercati dell’Isola paventato dai consumatori: anche la Fai Sicilia revoca il fermo dei mezzi proclamato per il 4 aprile, nonché le manifestazioni dei «tir lumaca» in programma per il 19 marzo in tutto il territorio. La decisione è arrivata ieri, dopo un attento esame, da parte dell’assemblea dei soci, del protocollo proposto giovedì scorso dal viceministro alle Infrastrutture e alla Mobilità sostenibili, Teresa Bellanova, sottoscritto da tutte le sigle sindacali dell’autotrasporto aderenti a Unatras, l’unione nazionale che unisce le principali parti sociali del settore. I punti dell’accordo, tra aumento del bonus accise, implementazione a partire da quest’anno e fino al 2023 del Marebonus e del Ferrobonus per complessivi ulteriori 212,5 milioni di euro, incremento dello sconto pedaggi e per le spese non documentate con ulteriori 20 milioni ed esonero per il 2022 del contributo dovuto all’Autorità di regolazione dei Trasporti, saranno anche al centro di un incontro con la Regione, chiesto dalle associazioni di categoria per applicare le regole del protocollo.

L’assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone, sta infatti predisponendo un tavolo con la grande distribuzione, i produttori agricoli e gli autotrasportatori. La Fai, inoltre, prende «fin d’ora le distanze» da «qualsiasi manifestazione con o senza blocchi non riconducibile alle sigle appartenenti ad Unatras». Intanto, il Codacons fa sapere che «dopo i listini dei carburanti, anche i prezzi al dettaglio di pane e pasta sono finiti all’attenzione dell’Antitrust e della magistratura», dopo che l’associazione dei consumatori, assistita dai suoi legali, «ha depositato un nuovo esposto all’Autorità per la concorrenza e alle Procure della Repubblica siciliane, chiedendo di aprire indagini volte ad accertare eventuali speculazioni che starebbero interessando i listini di beni di largo consumo, come appunto pane e pasta». Rincari che avvengono nonostante questi due prodotti, oltre che con la farina made in Sicily, «vengano realizzate con il grano duro importato da Canada, Usa, Messico o da altre parti di Europa, ossia da zone non interessate dal conflitto». A tutto ciò, spiega Codacons, «si aggiunge l’effetto psicosi, con numerosi supermercati e negozi i cui scaffali di pasta e farina, ma anche olio e zucchero, sono stati letteralmente svuotati e presi d’assalto dai consumatori nel timore di un razionamento delle forniture», come segalato anche molti dei nostri lettori in questi giorni.