Gds: “Camionisti spaccati, parte la protesta”

L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sulla protesta dei camionisti.

L’epicentro della protesta è Catania, ma le «scosse» si manifestano da Ragusa a Palermo a Messina. Gli autotrasportatori siciliani che aderiscono all’Aias, ma anche molti autonomi, non vogliono più aspettare e davanti alle mancate risposte e ai rinvii del governa nazionale sulla questione «caro carburante» hanno deciso di scendere in piazza. O meglio: di fermarsi lungo le grandi vie di comunicazioni. Non un blocco del traffico, ma un presidio formato da centinaia e centinaia di mezzi, dai più piccoli, dei così detti «padroncini», fino ai TIR che fanno regolarmente rotta verso il Nord Italia e a volte anche oltre.

Dalla mezzanotte sono stati individuati dei punti dove si sono concentrati coloro che stanno aderendo alla protesta lanciata da Giuseppe Richichi, presidente dell’Associazione italiana autotrasportatori siciliani. Catania rappresenta, da sempre, lo zoccolo duro dell’AIAS che ha deciso di concentrare i propri iscritti al casello di San Gregorio dell’Autostrada Messina-Catania; al porto, altro punto nevralgico per il traffico merci, e infine alla Zona industriale, nella grande rotatoria, vicino all’IKEA, punto nevralgico per raggiungere i vari blocchi produttivi a sud della città.

«Così non si può continuare: il gasolio è passato da 1,30 euro a 1,76 euro e il costo continuerà ad aumentare, come per la benzina e l’energia elettrica – sottolinea Giuseppe Richichi -. Da Roma non abbiamo ricevuto le risposte che ci aspettavamo, dopo l’incontro della settimana scorsa con il ministro Enrico Giovannini. Altre sigle preferiscono aspettare, noi no. Il costo del carburante incide per circa 300 euro a pieno, oltre 400 euro a viaggio. Si tratta di costi in più che non si riescono a scaricare sul committente, come il governo ci ha consigliato di fare, ma si trasformano in un minor guadagno per l’impresa di trasporto. Bisogna intervenire, invece, sulla riduzione delle accise, per contenere l’aumento e su questo fronte si può decidere solo a Roma. Le piccole e medie aziende sono in grave difficoltà, quelle grandi riescono ancora a resistere». Richichi sottolinea che il «caro carburante» non riguarda solo gli autotrasportatori, ma anche i consumatori e le famiglie italiane, perché anche i generi di prima necessità, dalla pasta al latte, oltre che provocare la minore competitività delle produzioni siciliane che vengono esportate sui mercati lontani dall’isola. Il fronte sindacale dei trasportatori è, come sempre, molto articolato e frastagliato: dalla protesta innescata a Catania prende le distanze il sindacato Cna Fita Sicilia, che tramite il presidente Saro Tumino e i responsabili regionali Giorgio Stracquadanio e Daniela Taranto, afferma di condividere le ragioni della protesta, ma non le modalità scelte dall’Aias: «L’annunciato blocco dell’autotrasporto è la solita e piccola fuga in avanti. Non è spegnendo i motori dei camion e bloccando l’economia siciliana che si contrasta la crisi che sta travolgendo il comparto dell’autotrasporto».