Gds: “Berti «Ero proprio un matto, fumavo e mangiavo arancine. Ma che feeling con i tifosi»”
L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” riporta le dichiarazioni di Gianluca Berti, ex portiere del Palermo:
«Non riesco a dire quale delle due esperienze mi ha legato di più a Palermo
e ai suoi tifosi. Entrambe sono state affascinanti e mi hanno fatto scoprire una tifoseria unica. Doppio dribbling sotto la gradinata nel gol del pareggio contro il Cesena? Non so cosa mi prese, non mi ero mai spinto in avanti in quel modo e non l’ho più fatto. Al massimo qualche volta per saltare in area. Quel giorno fui come spinto da tutto lo stadio. Mi dicono che è finita e vado anche io in avanti. Faccio il primo dribbling sulla trequarti, poi Biffi mi ripassa la palla, corro a salvarla sulla linea di fondo e gliela ripasso. E poi segna Ferrara e scoppiò il finimondo. Ero giovane, anche io avevo più offerte ma fui conquistato dalle idee di Ignazio Arcoleo. Ci incontrammo a
Milano e mi bastò parlargli una sola volta per scegliere Palermo».
«Nel 2003 a Palermo mi volle Silvio Baldini, con cui eravamo insieme ad
Empoli. Siamo sempre stati molto legati e lo siamo ancora, visto che siamo insieme alla Carrarese (squadra che Baldini allena gratis ndc). Il primo calciatore a cui pensa quando va in una squadra sono io e così tornai più che volentieri a Palermo. E fu una stagione straordinaria».
«Esonero Baldini? Fu un momento brutto. Eravamo in ritiro per preparare la partita di Piacenza e ci restai molto male. Fui tentato di andare via anche io. C’era la Fiorentina che mi voleva. Ma parlai con la società e restai. Feci bene perché le emozioni di quella promozione me le porterò sempre nel cuore. Il mio rapporto con i tifosi del Palermo era diventato ancora più forte da quando a novembre parai a Catania un rigore a Lulù Oliveira contribuendo alla vittoria della squadra. Credo che il Palermo non vincesse a Catania da oltre trent’anni, fu una gioia immensa, che festa al ritorno. Poi fu una cavalcata trionfale e vedevo la città colorarsi tutta di rosa ogni giorno di più, sensazioni indimenticabili».
«A fine stagione pagai il fatto che ero stato portato a Palermo da Silvio Baldini. In una intervista poco prima della fine del campionato Zamparini
dichiarò che sarei restato, definendomi il suo “portierone”. Capii immediatamente che mi aveva già fatto fuori. Certo che ero proprio matto. Fumavo, a Palermo se avevo voglia di un’arancina non ci pensavo due volte, il calendario degli allenamenti per i portieri lo facevo io. Però mi sono divertito. Il mio carattere non mi ha aiutato ma sono anche vissuto in un periodo in cui in Italia c’erano grandissimi portieri: Peruzzi, Pagliuca, Toldo, Marchegiani, Frey ed altri».
«Ritrovare il Palermo ai play-off? Spero di no. Spero che noi andiamo in B direttamente e che il Palermo ci raggiunga dai play-off. Però tornare
in qualsiasi modo al “Barbera” sarebbe una grande emozione. L’anno
scorso quando fui invitato da Mirri alla partita delle leggende non ci pensai un attimo, principalmente perché volevo parare un’ultima volta sotto la
curva Nord. Il Palermo è una buona squadra, ma sul piano dei valori ha qualcosa in meno del Bari e della Ternana. Però la stagione è lunga e quando si arriva ai play-off comincia un altro campionato. Anni fa il Cosenza è andato in B arrivando quinto nella stagione regolare. Penso che il Palermo possa ancora sognare, magari prendendo un paio di rinforzi a gennaio. Non sta a me dirlo, il Palermo ha ottimi dirigenti. Puntare su giocatori di qualità è importante, ma la Serie C è un campionato in cui vince chi corre di più».