Gds: “Barbera, i 100 anni di un romanzo rosa. Arcoleo e Chimenti: «Quante cene a casa sua, era come un padre». Reja: «Mi portava sempre i cannoli»”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” festeggia i 100 anni di Renzo Barbera, riportando le dichiarazioni di alcuni protagonisti rosanero del passato. Arcoleo afferma: «L’ho avuto come presidente sia alla Juventina che al Palermo, dove poi mi ha rivoluto e io firmai il contratto in bianco. È stata l’anima del calcio palermitano, il ricordo più bello che ho è il sorriso che regalava a tutti, anche a Gonella! Dopo la finale persa contro il Bologna, ci diede il premio partita da tre milioni, perché di fatto non meritammo di perderla, come poi hanno avuto modo di ammettere anche Savoldi e Bulgarelli. Considerava la squadra parte della sua famiglia, quante volte ha invitato i giocatori a cena nella sua villa, in via dei Nebrodi. Ci trattava al pari dei suoi figli. Quando allenavo il Palermo – prosegue Arcoleo – invitò me e la squadra dei “picciotti” a casa sua per omaggiarci del bel campionato che stavamo facendo». Edy Reja lo ricorda con piacere: «Ho girato tanto, ma è stato uno dei presidenti più signorili mai avuti. Oltre ai ricordi dei miei cinque anni a Palermo, mi restano impressi i cannoli e la cassata che mi portava ogni volta che tornavo da allenatore. Questo dice tanto del suo affetto nei confronti dei suoi calciatori. Merita di avere uno stadio col proprio nome». Un affetto che anche nelle serate più deludenti, come la finale di Coppa Italia del 1979 persa contro la Juventus, non è mai mancato: «Era un padre – ricorda Vito Chimenti, bomber rosanero di quella stagione – purtroppo quella partita la perdemmo contro la Nazionale, non contro la Juve. Lui però era un presidente che gioiva con noi, non uno di quelli che stava in ufficio. Ricordo che dopo una vittoria per 3-2 sul campo del Genoa non potemmo rientrare a causa del maltempo e lui prese l’aereo per venirci a trovare a Roma, dove arrivammo in treno a mezzanotte. Inoltre con lui non c’erano questioni contrattuali, per lui giocammo pure senza prendere stipendi per mesi, accettando di essere pagati a fine campionato».