L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” rivela quanto successo realmente durante i giorni della mancata iscrizione in serie B, con Sporting Network accusata di far frode nei confronti della Figc. Ecco quant
“«Cum fraudator improbos homines praedes praebet, rem non expedit, sed perniciemauget». Per spiegare cos’è successo al Palermo nelle ore convulse dello scorso 24 giugno, il commercialista Giovanni La Croce scomoda addiritturale favole di Fedro. L’ispettore nominato dal Tribunale palermitano in merito al procedimento sul possibile commissariamento espone con questa citazione le proprie perplessità sulla«truffa» perpetrata ai danni di Tuttolomondo, secondo cui la mancata stipula della fideiussione da 800 mila euro sia da addebitare al broker Camilleri. «Chi prende diletto di far frode, non si deve lamentar s’altri l’inganna», è la versione in italiano di quanto preso in prestito da La Croce per descrivere quanto accaduto. Il commercialista milanese esclude che Sporting Network possa essere stata truffatae nella relazione consegnata al Tribunale espone le proprie tesi partendo dalla genesi del «contatto» tra Tuttolomondo e Camilleri. Secondo la ricostruzione fatta dallo stesso direttore finanziario di Arkus Network, la proprietà del Palermo si rivolse all’intermediario di Evc Intermediazioni Assicurative «anziché interagire con il broker Francesco Barbaccia, che aveva sempre assistito l’US Città di Palermo nell’ottenimento delle garanzie nelle precedenti stagioni», come suggerito dalla De Angeli. Tuttolomondo, stando però a quanto scritto da La Croce, ha «omesso qualsiasi riferimento e documento riguardo ai tempi in cui avvenne il primo contatto» con Camilleri, oltre che sulle «modalità con cui si svolsero le trattative», evidenziando inoltre il suggerimento della De Angeli, «totalmente inascoltata», di affidarsi alla società che in passato aveva curato le questioni fideiussorie per il Palermo. E dire che se i Tuttolomondo «avessero semplicemente cliccato su Google “Ic Lev Ins”, avrebbero appreso che l’anno precedente il nome della suddetta compagnia era stato implicato in una serie di polizze contraffatte». Sta di fatto che la fideiussione non è arrivata, l’iscrizione è saltata e il Palermo è fuori dal calcio professionistico. E che tutto possa essere riconducibile ad una truffa, per l’ispettore nominato dal Tribunale, è da escludere: «Per giustificare la ricapitalizzazione avvenuta al massimo per 811 mila euro, gli amministratori hanno utilizzato l’apporto di crediti fiscali inesistenti e pagamenti non eseguiti per mancanza di fondi, perpetrando in tal modo una frode in danno di Figc, Covisoc e della stessa US Città di Palermo, il che esclude che possano essere stati vittima, a loro volta, di una truffa per 800 mila euro»”.