Andavano allo stadio con il biglietto tarocco grazie a biglietti intestati persino ai morti, sono stati chiesti 10 per tre bagarini che con questo stratagemma entravano al Barbera. L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” fa il punto della situazione”. Grazie ai presunti trucchi di due bande – composte da tifosi, bagarini e titolari di alcune ricevitorie – allo stadio Barbera, per assistere alle partite del Palermo negli anni in cui era in serie A, sarebbero entrati persino i morti. Come aveva ricostruito la guardia di finanza il 23 febbraio del 2018, infatti, sarebbero stati messi in circolazione almeno quattromila biglietti falsi, intestati appunto a defunti, ma anche a bambini che il giorno della partita non erano ancora nati, in modo da garantire l’accesso a prezzi scontatissimi o addirittura senza pagare. Adesso la Procura ha chiesto la condanna di tre bagarini, che hanno scelto di essere processati con il rito abbreviato.
Il sostituto Andrea Fusco, che assieme all’aggiunto Sergio Demontis aveva coordinato l’indagine, ha invocato una pena di quattro anni sia per Massimo Falcone, detto «Miccoli», che per Andrea Pellicano, nonché una condanna a due anni per Antonio Pellicano. Altri cinque imputati – Pasquale Minardi, leader ultrà del «Curva Nord Inferiore», il suo presunto braccio destro, Vincenzo Gulizzi, soprannominato «il modello», Michele Di Franco, Giuseppe Scavone e Francesco Paolo Di Lorenzo, titolare di una ricevitoria in piazza Leoni – sono già stati rinviati a giudizio dal gup Fabrizio Molinari. Il dibattimento è in corso davanti alla quarta sezione del tribunale.
Al centro dell’inchiesta c’erano biglietti emessi durante i campionati 2015-2016 e 2016-2017, quando il Palermo, essendo in serie A, si scontrava anche con le «grandi» del calcio, richiamando ancora più pubblico allo stadio. Gli imputati (per altre quindici persone la Procura aveva chiesto l’archiviazione) avrebbero messo su una maxitruffa non solo ai danni dello Stato, ma anche della stessa società sportiva.
Come era emerso, gli stratagemmi utilizzati per non pagare o per assistere alle partite con lo sconto sarebbero stati tanti: una diciottenne sarebbe entrata con il biglietto intestato ad un bimbo di 11 anni, un quarantaduenne, invece, avrebbe passato i tornelli con un tagliando emesso con il suo nome, ma con la data di nascita di un bambino mai nato. In occasione dell’incontro tra Palermo e Lazio dell’8 aprile 2016 sarebbero stati venduti diversi ticket intestati alla stessa bimba venuta al mondo proprio il giorno della partita e a un’altra nata il giorno dopo. Nel caso di Palermo-Roma del 4 ottobre 2015 sarebbe stato usato un biglietto con lo sconto riservato agli over 65, ma intestato ad un anziano che quel giorno risultava però morto da ben quattro anni.
Un altro elemento che era venuto a galla, e che era stato stigmatizzato dal gip Claudia Rosini, che aveva disposto nove arresti, è che con i biglietti taroccati sarebbero riusciti ad entrare al Barbera anche tifosi destinatari di Daspo e diffide.
«Qui c’è da rischiare con i biglietti dello stadio, sì rischi, ma ti porti la pila… A farmi duemila euro non ci sto niente», così sosteneva in un’intercettazione uno degli imputati. E secondo le stime della guardia di finanza da un biglietto che costava 2 o 3 euro sarebbe stato possibile ricavarne anche 20 o 30. «Quasi 100 euro li hai guadagnati con i biglietti – spiegava proprio Falcone, per il quale sono stati chiesti quattro anni – però ti devi fare furbo! Io ti do fiducia, il mestiere lo conosco, sono vent’anni che io… Se tu vedi che c’è l’abbondanza di persone…», devi aumentare il prezzo, suggeriva, perché “«all’ultimo lo volevano pure a 15 o 20 euro, chiedevano biglietti come folli!». Gli imputati, inoltre, sarebbero stati tranquilli, convinti che «tanto a Palermo non controlla nessuno».