L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” mette in risalto il possibile rischio bancarotta per Maurizio Zamparini, ex patron del Palermo. Ecco quanto riportato: “Domani o al più lunedì: non appena sarà respinto il ricorso che condannerà l’Us Cittàdi Palermo a restare fuori dalla Serie B e costringerà un nuovo club a ricominciare dalla D, partirà l’istanza di fallimento della ormai «vecchia» e decotta società. A presentarla – anzi a ripresentarla, dopo la prima, respinta a marzo 2018, tra polemiche ancor oggi attuali- sarà la Procura di Palermo. Che ieri ha affrontato la seconda udienza del processo contro Maurizio Zamparini, in cui la difesa dell’ex patron rosanero ha presentato una raffica di eccezioni di nullità. Per i pm (e per lo stesso imputato) la prospettiva sta rapidamente cambiando: il fallimento o la stessa istanza farà comparire sullo sfondo la bancarotta, reato molto grave. Che potrebbe pure allungare i tempi di custodia, se il tribunale del riesame non accoglierà il ricorso della difesa e non revocherà i domiciliari a cui Zamparini è sottoposto dal 24 gennaio. Non è però solo questo, il fatto nuovo: con la bancarotta, il pool coordinato dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca infatti potrà innanzitutto andare a ritroso e verificare le posizioni non solo degli ultimi amministratori ma di tutti coloro che, potenzialmente, potrebbero avere avuto un ruolo nel crac. L’accusa potrà pure riprendere le fila di vecchie indagini, fermate dal lungo tempo trascorso dall’epoca dei fatti; obiettivo, scoprire se e come siano spariti i soldi di tante plusvalenze del Palermo dei campioni come Toni, Amauri, Cavani, Pastore, Belotti, Dybala. C’è da capire cioè se Zamparini e gli altri amministratori abbiano creato una situazione di pre-dissesto, «distraendo» le somme per altri scopi e destinandole ad altre aziende del suo gruppo ,depauperando le casse della società e dovendo poi ricorrere a espedienti come la ingarbugliata (e imbrogliata, sostiene l’accusa) questione della cessione del marchio, la cosiddetta vicenda Mepal-Alyssa. In cui l’imputato è accusato, nella sostanza, di avere fatto finta di vendere a se stesso, per realizzare una plusvalenza fittizia da 21 milioni. Operazioni che potrebbero avere avuto il fine- magari- di alimentare anche il centro commerciale Conca d’Oro. Sono ipotesi, allo stato, che comunque formerebbero oggetto di una nuova indagine, le cui premesse erano già state gettate in passato dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, e poi erano state accantonate perché verosimilmente coperte dalla prescrizione”.