Gds: “Addio a Schillaci, Dino Zoff: «Una persona dall’animo buono. Andò in Giappone solo per soldi»”

L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sulla morte di Schillaci e riporta le parole di Dino Zoff.

Totò Schillaci non è ricordato solo per i suoi gol e le celebri esultanze, ma anche per la sua grande umiltà e il carattere cordiale, sempre pronto a regalare un sorriso. Al di là delle “Notti Magiche” di Italia ’90, l’uomo Schillaci è sempre stato sincero con tutti. Lo dimostrò anche quando si trasferì in Giappone per giocare nel Jubilo Iwata, ammettendo senza mezzi termini: «Vado lì per i soldi». Questo fu l’ultimo capitolo della sua carriera, che era iniziata con una pioggia di gol a Messina e proseguita con il sorprendente trasferimento alla Juventus.

L’arrivo alla Juventus simboleggiava più del semplice ingresso in una squadra prestigiosa: era il simbolo che, partendo dal basso e dal profondo Sud, si poteva arrivare ai massimi livelli, grazie al sacrificio e alla determinazione. Schillaci provava una forte emozione all’arrivo a Torino, al punto da intimidirsi e sentire il peso di dover dimostrare il proprio valore. Fu Dino Zoff, allora allenatore della Juventus, a dargli fiducia e a rassicurarlo in quel delicato momento.

La scomparsa di Totò Schillaci ha colpito profondamente tutta la nazione. Zoff lo ricorda come un «ragazzo a modo, un grande calciatore e una persona dall’animo buono». Parlando della sua morte, l’ex allenatore ripercorre i momenti vissuti insieme nella stagione 1989-1990 alla Juventus, esprimendo tristezza e ammirazione per tutto ciò che Schillaci ha fatto, dentro e fuori dal campo. «Era una bella persona, sempre disposta ad aiutare gli altri».

Schillaci, che spesso si riferiva a Zoff come a un maestro, trovò in lui un punto di riferimento quando passò da una squadra di provincia come il Messina a una grande realtà come la Juventus, dove le pressioni erano molto più forti. Zoff ricorda come lo accolse: «Gli diedi subito spazio e fiducia. Quando arrivò a Torino, era un po’ preoccupato. Gli dissi di giocare con serenità, come faceva al Messina. Il resto lo fece lui, non perdendo mai l’occasione di fare gol».

Il fiuto per il gol di Schillaci era innato, sin da quando giocava a pallone tra le strade del Cep. Con Zoff allenatore, Schillaci segnò 15 gol in Serie A, 2 in Coppa Italia e 4 in Coppa Uefa, diventando il capocannoniere della squadra. «Avevo un rapporto speciale con lui. Era un ragazzo volitivo, con una voglia incredibile di emergere», ricorda Zoff.

L’ultima volta che si sono sentiti non è stata troppo tempo fa. Schillaci continuava a ringraziare Zoff per il suo aiuto, nonostante l’allenatore fosse convinto che il merito fosse tutto di Totò e del suo talento. Schillaci dimostrò ulteriormente il suo valore al Mondiale del 1990, diventando il protagonista assoluto e regalando gioie immense a tutta l’Italia. Con affetto e malinconia, Zoff conclude: «Ciao Totò, ti volevo bene».