L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” riporta le ultime notizia circa la situazione della vecchia U.S Città di Palermo e i risvolti giudiziari legati ad Arkus Network. Ecco quanto si legge:
“Ma intanto i giudici continuano a gestire la procedura prefallimentare complessiva, esaminando l’istanza di concordato preventivo presentata per una società non più attiva- dai fratelli Walter e Salvatore Tuttolomondo e dalla società che, fino al primo luglio, fu presieduta da Alessandro Albanese, vertice di Assindustria Palermo. Con quali soldi Arkus intenda far fronte agli impegni da assumere in caso di sì al concordato, procedura che eviterebbe il fallimento, non è dato sapere, almeno per adesso. C’è molto scetticismo, tra gli inquirenti e nel pool di avvocati che assistono i calciatori ex rosa e i tanti creditori del Palermo che fu.La relazione preliminare del procedimento, stilata dal revisore contabile Giovanni La Croce,ha riesaminato i conti del Palermo, fissando in 53 milioni e 300 mila euro i debiti dell’ex club ormai decotto (e del tutto diverso da quello attuale, costretto a ricominciare dalla Serie D, sotto la guida di Dario Mirri). L’ispettore ha affermato anche una serie di irregolarità che sarebbero state commesse già a partire dal 2016: in sostanza, cosa che aveva rinfocolato la polemica sul primo no al fallimento, segnato anche da una coda giudiziaria a Caltanissetta, le condizioni per dichiarare insolvente il Palermo dell’epoca di Zamparini ci sarebbero state già tre anni fa.E a maggior ragione l’anno scorso. La Croce era stato durissimo sia con Zamparini che con i Tuttolomondo. Se verrà dichiarato il fallimento tutti rischiano di finire coinvolti in una indagine per reati molto più gravi di quelli emersi finora, perché scatterebbe la bancarotta fraudolenta”.