L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma su Zaniolo che non arretra e dichiara di non aver mai scommesso.
Fateci caso: se è vero che i social siano un parziale termometro dell’opinione pubblica, Nicolò Zaniolo resta al centro di una sorta di “leggenda nera” che l’inchiesta di questi giorni – che sveli giocate di carte su piattaforme illegali o (molto peggio) scommesse – abbia solo amplificato. Paradossalmente, dal punto di vista mediatico, i giudizi su Nicolò Fagioli e Sandro Tonali paiono godere della misericordia (doverosa) delle lacrime, della ludopatia, delle cure da intraprendere, mentre l’attaccante dell’Aston Villa, invece, sembra non riuscire mai a scrollarsi di dosso quella etichetta di “bad boy” che l’esperienza romana e certe antiche vicende azzurre gli hanno cucito addosso. Qui però la storia si fa seria, abbandonando il gossip delle storie d’amore (vere o presunte), del rendimento in campo e del rapporto con i compagni. La tenaglia fra giustizia penale e sportiva stavolta può cambiare la vita, ed è per questo che la strategia di Zaniolo ha un peso più importante delle parole.
La linea difensiva Al momento, la strategia difensiva di Nicolò è diversa rispetto alle altre, e quindi è possibile che, alla fine, lo siano anche le risultanze. A differenza di quanto, più o meno ufficialmente, sta emergendo per i suoi colleghi, Nicolò infatti non ha mai ammesso di avere scommesso su partite di calcio. Anzi, al suo club, ai familiari, all’agente e agli avvocati, ha ribadito più volte la stessa versione: «Io non ho mai scommesso. Ho giocato a carte online – soprattutto a blackjack” – su dei siti che non sapevo fossero illegali». La squadra legale, composta dall’avvocato Gianluca Tognozzi per la parte penale e Antonio Conte per la parte sportiva, perciò seguono questa linea, sposando le parole del calciatore. Non è un caso che le informazioni che Nicolò chiede a chi gli è vicino riguardano solo gli aspetti di giustizia ordinaria, come se si sentisse sicuro sugli aspetti sportivi.
Detto questo, da tempo la Procura federale ha aperto da tempo un fascicolo su Zaniolo, ma non c’è stata nessuna sua convocazione. Oggi, comunque, potrebbe essere un giorno da non sottovalutare. I legali e la procura di Torino si interfacceranno, anche se non di persona, relativamente all’istanza di richiesta degli atti che la difesa avanzerà dopo l’avviso di garanzia del 12 ottobre e il sequestro di cellulari e tablet. Poi, magari già domani, gli avvocati potrebbero essere chiamati a Torino, ma non è detto, anche perché prima del fine settimana i dati dei telefonini non saranno disponibili. E saranno quelli, probabilmente, a raccontare la verità. Quanto basta perché Zaniolo speri di cavarsela con solo un ammenda dal punto di vista penale e con nulla da quello sportivo.