“«La mia Italia? Umile, determinata, organizzata, feroce… Ed eccitante! Le prime qualità le eredito dal grande lavoro di Conte, di mio ci voglio mettere la voglia di stupire, di regalare appunto una Nazionale eccitante». Il neo c.t. azzurro Giampiero Ventura si presenta così a Coverciano: «Sto da dio, sono felice e orgoglioso». Sorridente, spigliato, sicuro di avere tutte le carte in regola per andare oltre Conte e aggredire nel modo giusto questa nuova avventura, stimolante quanto insidiosa. Carlo Tavecchio, numero uno Figc, rivendica «una scelta non certo delle ultime settimane. Sapevo che Conte avrebbe lasciato dopo due anni, e in testa ho sempre avuto Ventura. È un maestro di calcio, gode della massima fiducia e avrà carta bianca. Gli stage? Ci muoveremo all’interno dei regolamenti internazionali, chiederemo dei favori, ma ne faremo tranquillamente a meno in assenza di convinte risposte positive». Chiaro messaggio alla Lega, «nemica numero uno» di Conte nell’ultimo biennio: in prima fila, ad ascoltare, c’è Lotito, presidente della Lazio ed espressione della Lega in consiglio federale. L’EREDITÀ DI ANTONIO «Veniamo da un Europeo importante – continua Tavecchio –, e voglio ricordare ancora Conte: grazie a lui abbiamo recuperato la passione di una Nazione intera. In Francia siamo cresciuti in immagine, e dalla Francia siamo tornati con un importante patrimonio etico, morale. Antonio ha dato un nuovo stile di lavoro. Tutto ciò non va disperso». Annuisce Ventura: «Conte ha lasciato una squadra con delle conoscenze ben precise, con la cultura del lavoro, tutte cose che mi hanno sempre accompagnato nel mio percorso calcistico. Con una simile base di lavoro, potremo dedicarci subito ai dettagli. C’è grande voglia di evolverci, di fare ulteriori passi avanti rispetto all’ultima gestione. E se ci riusciremo, nessuno ci impedirà poi di stupire. Una buona organizzazione fa la differenza: lo si è visto all’Europeo. Guardate come è stato battuto il Belgio, squadra piena di talenti. Ecco, dovremo essere bravi a perfezionarci ulteriormente: sono convinto che si possano ottenere risultati importantissimi». SUBITO 3-5-2, POI… Idee parecchio chiare anche dal punto di vista tattico. «C’è una qualificazione mondiale da portare a casa, cosa non semplice, e allora ripartiremo sicuramente dai 23 di Conte, senza dimenticare Verratti e nella speranza di avere al più presto pure Marchisio. La base è inevitabilmente l’Europeo, compresi quei ragazzi che hanno già fatto parte del gruppo di Antonio (nomina Bonaventura e Berardi, ndr). Barzagli? È fondamentale, gli parlerò, c’è bisogno di lui». Avanti con il 352 fino a primavera, poi gradualmente via a soluzioni alternative, «che possano esaltare le qualità dei nostri giovani migliori – spiega Ventura –. Sono uno sponsor dei giovani, non vanno però bruciati in una fase in cui conterà moltissimo il risultato. Di certo, ho ben presente come il meglio del nostro calcio sia oggi sugli esterni, è lì che abbiamo talenti a volontà e il 352 non è obiettivamente adatto in questo senso». Lo stesso ragionamento che fece Conte prima dei gravi k.o. di Marchisio e Verratti: è il 343 il sistema del futuro, ma per garantire i giusti equilibri in mezzo al campo servono cuore, tecnica, gambe e dinamismo di gente appunto come Verratti e Marchisio, con Benassi e Parolo primissime alternative. Ventura partirà da Conte per poi lavorare su un marchio tutto personale, con il via libera all’estro dei vari El Shaarawy, Bernardeschi, Berardi e Insigne, oltre ai più completi e solidi Florenzi e Candreva. PELLÈ E BALO Contro Francia e soprattutto Israele (prima gara di qualificazione mondiale) sorprese invece vicine allo zero: Buffon in porta; Muro Juve là dietro; Candreva e De Sciglio sulle fasce; Parolo, De Rossi (Verratti se sarà okay) e Florenzi in mezzo al campo; quindi Eder e Pellè in attacco. Già Pellè: impiego quasi certo a settembre, il trasferimento nel campionato cinese potrebbe invece incidere negativamente strada facendo. «È da valutare – dice Ventura –, la Cina è lontana, parlerò con lui». Il problema è che di centravanti ce ne sono pochi in Italia, ecco perché spunta pure il nome di Balotelli. «Se gioca e fa il professionista è come tutti gli altri, senza pregiudizi. Tecnicamente Mario non si discute, deve lavorare parecchio su se stesso. Il Milan prima e il Liverpool adesso lo hanno scaricato: non è un caso…». Chiusura a petto in fuori: «Non ho mai vinto in carriera? Cerchiamo di capirci. I titoli li porti a casa solo guidando le grandi d’Italia. Ma diventa pesante anche il palmares di chi riesce, in realtà minori, a migliorare e a portare in Nazionale più ragazzi, o magari a prendere una squadra con pochi giocatori di proprietà e nel giro di qualche anno aiutare il club a realizzare 150 milioni di plusvalenze, senza fallire un solo obiettivo sportivo…». È ciò che Ventura ha fatto soprattutto a Bari e a Torino, aiutato dallo stesso staff che ora lo accompagna in Nazionale: il vice Sullo, quindi Zinetti (allenatore dei portieri ieri, osservatore oggi) e il preparatore atletico Innocenti; a loro si aggiungeranno Vanoli (allenatore Under 19 e assistente tecnico), Brignardello (altro preparatore), Spinelli (allenatore dei portieri già con Conte) e Tarroni (osservatore). Oriali? Questione da definire quella del team manager. Tavecchio, freddo, prende tempo: «Ne stiamo parlando»”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.