“«Duecento metri corsi alle tre di notte. No, non mi era mai capitato. Uno scatto a freddissimo, ho tirato abbastanza». Riccardo Meggiorini, il pomeriggio, ci scherza; qualche ora prima gli era servita la lucidità da 19 gol in Serie A (in quasi 200 presenze, le festeggerà mercoledì in Chievo-Sassuolo). «Stavo dormendo – racconta –, poi a un certo punto ho sentito le urla di una ragazza (sui 30 anni, racconteranno i Carabinieri di Verona, ndr). Le sento spesso, qui sotto la gente scherza, strilla e beve un paio di bicchieri di troppo, ma stavolta erano urla disperate». Che se arrivano al quarto piano della casa che si affaccia su via Emilei, devono essere belle forti: «Diceva “Lasciami, lasciami, vai via”. Cercava di scappare, un uomo la rincorreva e la raggiungeva. Così ho messo maglietta, pantaloncini e scarpe e mi sono precipitato giù, mentre la mia ragazza Silvia chiamava i Carabinieri». L’aggressore poteva avere in mano qualsiasi cosa: purtroppo, nelle notti di movida, non sarebbe stato né il primo né l’ultimo, ma a Riccardo non è interessato. «Mentre correvo, vedevo da lontano che lui la prendeva e la strattonava – spiega –. Sono arrivato in fondo alla via e li ho raggiunti: l’aveva sbattuta contro una macchina, io gli ho dato una spallata e siamo finiti tutti a terra».
BOMBER GENTILUOMO E perché non un pugno? «Uno abituato gli avrebbe dato un cazzotto, ma io non ne ho mai dati in vita mia, neanche quando ero ragazzino. Non so neanche come si faccia. Per me è finita lì: non avevo il telefono con me, ma sapevo che i Carabinieri sarebbero arrivati qualche minuto dopo. E così è stato: l’ho immobilizzato, poi ho temporeggiato, non sarebbe potuto scappare». Anche perché l’alcool aveva già fatto il suo corso: «Lei aveva la maglietta strappata su una manica, lui se l’era tolta. L’odore dell’alcool era forte, diciamo che entrambi erano andati abbastanza oltre. Lui non riusciva neanche a parlare». Che i due ragazzi, nelle condizioni in cui erano (a parte qualche graffio, però, nessun segno di violenza), non riconoscessero Meggiorini, si poteva anche mettere in preventivo: sul posto, invece, sono arrivati militari che al posto del calcio hanno altre passioni. E in questa brutta storia, prima dell’intervento del calciatore, per una notte Meggiorini attaccante del Chievo è diventato semplicemente Riccardo, un ragazzo di 31 anni come gli altri, anche sorpreso dall’eco mediatica della vicenda: «Non mi hanno riconosciuto, mi hanno chiesto i dati e la ricostruzione dei fatti. Non mi sento un eroe: ho semplicemente fatto una cosa che avrebbero fatto tutti». O quasi, visti i troppi episodi di violenza sulle donne: «Queste cose non le sopporto già solo quando devo guardarle in tv o leggerle. Figuratevi vederle dalla finestra: dovevo intervenire. Però una cosa mi ha fatto piacere».
COMPLIMENTI SPECIALI Sì, perché come Riccardo si è svegliata anche altra gente: «Una coppia di anziani dal balcone mi fa: “Bravo, complimenti, hai fatto bene”. Ho risposto: “Ci mancherebbe”, tutto qui. Ero molto teso, finché queste cose non ti succedono personalmente il batticuore non sale. Ma alla fine mi sono riaddormentato e la mattina sono andato ad allenarmi: ne ho parlato con qualche compagno, ma per me era già tutto alle spalle». Nessuna telefonata né dalla ragazza aggredita né dal fidanzato violento: «E spero di non riceverne». Con la depenalizzazione del reato di ubriachezza molesta, i due litiganti se la sono cavata con 103 euro di sanzione amministrativa e la segnalazione alla Prefettura: chissà se Maran avrà invece risparmiato uno scatto a Meggiorini. Domani a Udine giocherà dall’inizio: sarà l’eroe della domenica? Di sicuro è stato quello del giovedì notte, ma non diteglielo“. Questo quanto riporta l’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.