Gazzetta dello Sport: “Un pranzo da nababbi, United o City? Manchester vive il derby dei sogni. Ore 13.30: Pogba e Ibra guidano i rossi in cerca della nobiltà perduta contro i «cugini rumorosi»”
“Ci vuole fede e una camminata di mezz’ora per trovare una traccia della supersfida di Manchester: due ragazzi che passeggiano sorridendo con le maglie dello United, tra la stazione centrale e Piccadilly gardens. La pioggerellina ha tenuto lontano anche i tradizionali venditori delle sciarpe bipartisan: metà con i colori di una squadra, metà con quelli dell’altra. Oggi si rifaranno con gli interessi: è il grande giorno del primo derby targato MourinhoGuardiola e tutti i gadget della stracittadina numero 172 fra qualche anno saranno oggetti cult dei collezionisti. Ma, ieri, il solito venerdì di Manchester: la gente in fuga dai posti di lavoro al suono della campanella e i pub alle 18 già affollati. Per parlare anche di derby, sicuramente: da queste parti il calcio ricopre un ruolo centrale nella vita quotidiana. IL VISIONARIO Anche perché, domanda pertinente, che cosa sarebbe di Manchester se non ci fosse il calcio? Il football è una delle industrie principali di una città che, dal punto di vista monumentale e climatico, ha poco da offrire. La modernità di Manchester è invece di buon livello: la zona dei canali è il regno della movida, i quartieri nuovi sono eleganti, gli affitti costano la metà di Londra e la vivibilità è elevata. Ma il calcio tira da matti e l’edizione free del Manchester Evening News, con lo speciale derby, da ieri va a ruba. Fino a otto anni fa questa era la roccaforte dello United, unico club in grado di reggere la concorrenza di Real Madrid e Barcellona sul piano del tifo mondiale. Dal 2008 lo scenario è cambiato. I cugini «r umorosi» – copyright di Sir Alex Ferguson –, sprofondati persino in terza serie, sono finiti a uno sceicco che ha speso a mani basse per fare del City una delle squadre più in vista del pianeta. L’impresa, figlia di un progetto che voleva rendere la compagnia aerea Etihad e la città di Abu Dhabi concorrenziali delle rivali Emirates e Dubai, è riuscita: da New York a Melbourne il marchio dei Citizens, attraverso societàsatellite, non dorme mai. I primi successi sono arrivati grazie a Roberto Mancini, con la conquista del titolo inglese dopo 44 anni, una F.A. Cup e un Community Shield. Con Pellegrini, il consolidamento: un altro titolo e la Coppa di Lega. Ora manca l’ultimo gradino: dominare l’Europa e, possibilmente, il mondo. Ed è sbarcato Pep Guardiola, il visionario di successo. LA SCELTA Lo United è stato spiazzato dal cicloneMansour. I dirigenti, compreso il vecchio Ferguson, non hanno preso inizialmente sul serio lo sceicco. Il 61 del Manchester City all’Old Trafford, nel derby del 23 ottobre 2011, quello della maglietta «Why always me?» mostrata da Mario Balotelli, è stato un passaggio epocale. Da quel giorno ha vinto più titoli il City dello United. Il sorpasso è avvenuto anche in Europa. I Red Devils hanno mancato la qualificazione in Champions due volte nelle ultime tre stagioni e quando un anno fa sono tornati nel torneo continentale più importante, è stato un flop colossale. C’era solo un uomo da contrapporre a Guardiola, prenotato da tempo dal City: José Mourinho. E Mou è stato, superando le perplessità di mammasantissima come Charlton e Ferguson, non proprio entusiasti di vedere il portoghese in panchina. ORGOGLIO Quattro vittorie di fila, tra Community Shield e campionato, hanno rianimato l’orgoglio del popolo United. I tifosi si stanno aggrappando al Machiavelli portoghese per reggere l’urto delle armate guardiolane. Sono pronti ad accettare anche l’abiura di una filosofia secolare: il calcio del bus parcheggiato di fronte alla porta che sconfessa decenni di football offensivo. Guardiola è entrato nella pelle dei tifosi in modo più naturale. Era il messia atteso da anni: è arrivato. La traversata verso la terra promessa è già cominciata: en plein tra playoff di Champions e Premier. Oggi è il momento della verità. Troppo presto?”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.