Gazzetta dello Sport: “Tridente con il 9, recuperatori e tuttocampisti. Ecco che cosa ha funzionato in A. Nessuno come Vazquez”
“Il monolite bianconero ha esteso ancora una volta la sua ombra sul campionato: la Juventus ha offerto un’altra prova di forza, chiudendo con 9 punti di vantaggio sul Napoli. Eppure alle sue spalle nuove fonti di luce hanno illuminato il campionato. A partire proprio dalla squadra di Sarri, ma includendo anche Sassuolo, Fiorentina, Empoli, la stessa Roma che è rimasta imbattuta nelle ultime 17 partite. Dei campioni d’Italia fanno impressione i 76 punti in 26 partite, da dopo il k.o. di Sassuolo al successoscudetto sul Carpi. Il gioco, tuttavia, premia anche il Napoli. Soprattutto il Napoli. Gli azzurri hanno avuto il baricentro più alto del campionato (53,3 metri), maggior possesso palla (62,85% di media), con la miglior percentuale di passaggi riusciti (85,82%), che includono il miglior passatore del campionato: Jorginho ha chiuso con la mostruosa cifra di 3.590 appoggi, con i compagni Hamsik (3.013) e Albiol (2.574) a seguire. Possesso peraltro non sterile, considerato che il Napoli è la squadra che ha tirato di più in assoluto in porta: 510 conclusioni totali, 243 nello specchio, 267 fuori. Meglio della Juventus (473) e della Roma con il miglior attacco (453). Gonzalo Higuain ha ovviamente fatto la parte del leone: dei 36 gol da record sappiamo tutti, frutto di ben 83 conclusioni in porta – 40 in più dei secondi, Quagliarella e Dybala – e altre 61 fuori (di più solo Pogba con 66 e Insigne con 63). A sorpresa, la squadra di Sarri ha anche concesso meno agli avversari rispetto al monolite juventino: 344 tiri subiti (88 nello specchio) contro gli azzurri, 420 (91 nello specchio) contro i bianconeri. I SEGRETI DELLA JUVE Numeri che, attenzione, non sono «drogati» dal pessimo avvio della Juve, che anzi come conclusioni fatte e concesse andava ancora meglio. Ma quando ha cominciato la serie vincente ha raddoppiato la percentuale di realizzazione: ha aggiustato la mira. E poi alla Allegriband non serve giocare bene per vincere; nel Napoli, invece, tutto deve girare alla perfezione, sempre. E può capitare di sbagliare partita, vedi Bologna o Udine. Altro indizio: la Juve è formidabile nelle transizioni, cioè nel trasformare il contenimento – di solito perfetto – in assalto. E qui entra in gioco una delle tendenze di questo campionato. L’EVOLUZIONE La classifica dei recuperi palla vede in testa Magnanelli, seguito da Jorginho e Montolivo, cioè tre centrocampisti centrali (e nella top 20 ce ne sono altri sei). Con il centrocampo a tre che domina il volto tattico del torneo, ormai quasi tutti si affidano a un frangiflutti davanti alla difesa. Che sappia anche distribuire il pallone, certo, ma non il Pirlo della situazione (e se n’è accorto anche Conte che persi Marchisio e Verratti si trova praticamente senza playmaker). La conseguenza è una sparizione quasi definitiva del trequartista propriamente detto. Restano Franco Vazquez – il miglior dribblatore del campionato –, e un paio di allenatori come Giampaolo a Empoli e Maran con il Chievo che hanno puntato quasi sempre sul 4312 (pur con qualche variante: Saponara per esempio fa più l’attaccante centrale…). Avevano cominciato con lo stesso sistema in tanti, per la verità: Mihajlovic con il Milan, costretto poi a cambiare per le stesse difficoltà che sta incontrando Brocchi, lo stesso Maurizio Sarri a Napoli, prima di percorrere la felice strada del 433. L’evoluzione darwiniana del pallone ha portato a un nuovo tipo di «tuttocampista»: muscolare, ma bravo con i piedi e con le idee, e pure pungente vicino all’area avversaria. Il re del ruolo è Paul Pogba: 8 gol e 12 assist, più 124 conclusioni tentate (più di tutti i centrocampisti nei cinque maggiori campionati europei), 102 dribbling riusciti (secondo dietro Vazquez), 261 palloni recuperati. Della categoria fanno parte anche Hamsik, Pjanic, Nainggolan, Zielinski, Borja Valero e, perché no, Duncan, uno dei tanti interpreti del superSassuolo di Eusebio Di Francesco, che dopo il Napoli ha forse espresso il gioco più fluido e più «a memoria», secondo quel 433 che fa la fortuna (anche) dei terzini come Vrsaljko – miglior crossatore del campionato con 219 palloni messi in mezzo – ma anche Hysaj, Ghoulam o Mario Rui. LE SOLUZIONI Dal punto di vista tattico, poche le novità di sistema ma diffusa ricerca del gioco di prima, del pressing alto (visto anche in squadre di seconda fascia come il Chievo), dell’intesa collettiva, forse il difetto maggiore dell’Inter. Mancini ha provato a impiantare il 4231 «europeo» ma affidandosi troppo all’individualità e cambiando troppo spesso sistema e uomini. Ha cambiato benissimo invece Allegri, capace di mutare assetto tattico alla sua Juve a partita in corso e a volte anche nella stessa azione. Interessante nell’ultima parte il lavoro di Spalletti. Nell’anno del ritorno del «vero 9» (Higuain, Kalinic, Icardi) ma con un Dzeko così così, il tecnico della Roma ha esasperato il concetto di falso centravanti, allargando le punte vere e scegliendo un «libero» avanzato (Perotti) o due incursori centrali (Nainggolan e Pjanic). Insomma, il monolite bianconero fa ombra, ma dietro c’è luce”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.