“Il capitano: «Ho dato tanto alla società, vorrei chiarezza dall’allenatore e da Pallotta. Mi sento ancora un calciatore». Rispetto e correttezza, non certo due sentimenti qualunque, nel calcio come nella vita. E Francesco Totti, all’alba dei 40 anni, riparte proprio da qui, abbracciando per la prima volta l’idea di dire addio alla Roma. Lo fa intendere tra le righe, anche molto più eloquentemente di come lo avrebbe detto. «Avrei voluto un po’ di rispetto in più, per quello che ho dato a questa società ed a questa squadra — dice al Tg1 —. Ci ho messo sempre la faccia, una gestione diversa sarebbe stata un vantaggio per tutti. Pallotta? Ci metteremo a tavolino: io dirò la mia lui la sua, sperando che tutti escano contenti. Ma mi aspetto correttezza». IL RAPPORTO La crepa, dunque, sta diventando uno squarcio. Perché da una parte c’è proprio Totti, la storia della Roma, l’uomo dipinto sulla copertina del romanzo romanista. E dall’altra una proprietà, quella americana, che non sempre l’ha amato a fondo. E un tecnico, Luciano Spalletti, che sta cercando di disegnare il futuro giallorosso, ma con cui alcune ferite del passato potrebbero tornare a sanguinare. «Magari se diceva qualcosa quando mi hanno cacciato sarebbe stato meglio», disse lo stesso Spalletti nel 2010 rispondendo ai complimenti di Totti per il titolo vinto con lo Zenit. A cui il capitano rispose così nel 2013: «Ancora oggi mi dice che sono stato io a mandarlo via dalla Roma, quando invece voleva lo Zenit…». Un rapporto oggi molto meno familiare di allora. «Non dico che voglio giocare, non l’ho mai detto a nessuno. Ma sto bene, sono a disposizione. Il mio contratto scade a giugno e valuterò qualsiasi cosa dovesse uscire, anche perché così non riesco a starci. Sto male, io e chi mi sta intorno. Il rapporto con Spalletti? Buongiorno e buonasera. Lo stimo come persona e come allenatore. Alla Roma dico di considerarlo anche per il futuro. L’unica cosa, speravo che le cose lette sui giornali me le avesse dette prima, in faccia…». LE FRIZIONI Ma quali sono le frasi che Totti si sarebbe voluto sentire dire de visu? Di certo quelle legate a Zeman, quando Spalletti replicò così al boemo: «Io alleno la Roma, non Totti. Se i giocatori non mettono l’attenzione giusta, è tutto sbagliato. Gioca chi mi dà più garanzie». Concetto ribadito anche prima del Real Madrid: «Il mio obiettivo sono i risultati e scelgo in funzione di quelli, non della storia di un calciatore. Il nostro rapporto? Dal mio punto di vista perfetto, poi chiedete a lui…». Per poi chiarire: «Totti è un giocatore che accende la luce in fase offensiva con la sua classe, ma il suo utilizzo dipende dalla forza delle avversarie. Per vincere servono corsa e sacrificio, quando c’è da pressare è dura per lui arretrare di 40 metri. Ora c’è da raschiare il barile, non c’è spazio per i sentimenti». Già, anche se poi dopo Roma-Sampdoria Spalletti una carezza a Totti gliel’ha voluta dare: «Ho più a cuore io di tutti voi le sue sorti, perché so quello che ha passato». Così, stasera il capitano giallorosso tornerà titolare contro il Palermo. «Lo considero un calciatore al pari degli altri, so che può dare un aiuto immenso nella qualità — ha detto ieri il tecnico giallorosso — Ma lo deve fare da dentro il gruppo, non deve essere troppo distante, altrimenti il rischio è che gli altri non lo seguano. A volte ho contribuito anche io a farlo sentire fuori dal gruppo e questo non ha fatto bene né alla squadra né a lui». Ma questa storia non finisce qui, c’è da scommetterci su. Quella di Totti e la Roma, invece, per la prima volta è in bilico. Davvero. IL BIVIO Totti non è mai arrivato a forzare la mano in stile Del Piero con l’annuncio di una firma in bianco. Ma certo con il messaggio urbi et orbi al Tg1 ha messo allo stesso modo Pallotta davanti a un bivio. Bivio inevitabile, per carità: sarebbe arrivato in ogni caso perché previsto dalla mappa di un contratto con scadenza giugno 2016. Ma non con questa pressione, non dietro la spinta di uno stadio che stasera tornerà a osannare il capitano, non dietro l’assedio di una buona fetta della città che vorrebbe non arrivasse mai l’ora dell’addio. E allora, da dove riparte Pallotta? Il malessere del capitano sarà stata forse una sorpresa, non però la voglia di giocare ancora del numero 10, già comunicata nel caffè bevuto insieme l’11 dicembre in un hotel del centro. Ora è il momento del dentro o fuori. E mentre Totti fa capire di sentirsi più lontano da Trigoria di quanto non sia mai stato in un quarto di secolo, c’è da capire in quale modo Pallotta proverà a sorprenderlo. Di più: fino a che prezzo il presidente sarà disposto a sorprendere il capitano, oggi il primo a non credere in un rinnovo che lo porti a giocare in giallorosso oltre i 40 anni. Perché Pallotta, in questa storia, rischia comunque. Rischia se non rinvia almeno di una stagione la fine di una storia d’amore. E rischia pure nell’altra direzione, principalmente con l’allenatore scelto in prima persona per rilanciare il progetto Roma e agganciare il treno (e i soldi) della Champions. A meno che non sia tutto già stabilito. A meno che in quell’incontro a Miami prima della firma il tema Totti non sia stato già affrontato da Pallotta e Spalletti. Nel caso, la telefonata ad Agnelli sarebbe superflua.”. Questo è quanto riporta l’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.