Gazzetta dello Sport: “Tigre Juventus, quattro graffi da scudetto. Palermo all’inferno”
“Afine giornata non si vedono gli operai cambiare lo scudettone all’entrata dell’arena juventina, il simbolo dei trionfi con dentro la cifra della storia che varia a seconda della percezione della giustizia ma, insomma, di una crescerà. Niente lavori in corso poiché serve delicatezza con la sorte oppure perché era un festivo e la manodopera costa di più. E’ buona regola che a fatturati milionari corrispondano risparmi di centesimi, però saranno festivi anche il 24 o il 25 aprile, quando questa Juve ora a +9 potrebbe già prendersi il quinto titolo di fila, quindi la spesa andrà fatta subito per dare ai tifosi il brivido della conquista immediata: che figura si fa nel mondo espresso dei social, a mantenere quella facciata datata e antica per qualsiasi selfie? I MOTIVI Anche la Juve è piuttosto risparmiosa per oltre 70 minuti, più che altro pensa che sia impossibile venir scalfita e ancora di più lo crede quando un gol che tutti vedono dentro invece dentro non va, con Buffon superato e Barzagli che pulisce la minaccia dell’1-1. Sarebbe stata la prima rete subita in casa nel 2016, in tornei italiani: l’ultima piovve quando ancora l’inverno doveva iniziare (13 dicembre). L’ottava partita interna all’asciutto, come accadde soltanto due volte (‘74- 75 e ‘77-78), viene corredata poi da altre tre ovazioni dopo quella iniziale per Khedira. E sono esultanze che premiano il più elegante, Pogba, gol e assist come solo 4 volte in A; il più imprevedibile, Cuadrado, delizioso nell’«auto-assist» con un pallonetto; il più operaio, Padoin, superiore anche a Messi in un coro. La Juve stavolta non aspetta un tempo come con l’Empoli o un gol subito come con il Milan: dopo 10’ è già avanti e decide quando poi affondare. Facendo indispettire Allegri, ma le palle gol del Palermo sono due, nel primo tempo. Fermandosi forse a lungo per capire cosa sia successo a Marchisio, il cui ginocchio sfasciato mancherà più a Conte, in vista dell’estate. TESTA JUVE Ventidue vittorie in 23 partite si accumulano anche per uno spirito vincente che non ha eguali in Italia, se la testa si prende una pausa anche un lungo spezzone di match può risultare banale, però la Juve anche da normale può contare sulla maturazione di Rugani, sulla saggezza tattico-dinamica di Khedira, sulle certezze di Barzagli e Mandzukic. Poi, è chiaro, quando gli artisti si ricollegano all’evento, fioriscono le meraviglie. Pogba ad un certo punto tenta la rete su punizione quasi da centrocampo: sarebbe stata l’esaltazione totale, forse gli avrebbero pagato premio doppio, anche se è festivo. PALERMO NON LOTTA In fondo sono in quattro a giocarsi un posto salvezza. Il Palermo, distrutto strada facendo dal suo presidente, non vince dal 24 gennaio, quando ci fu l’autogestione che causò il primo divorzio da Ballardini, e in 12 partite ha accatastato soltanto 4 punti. Ora è penultimo e mercoledì con l’Atalanta si troverà davanti all’ennesimo tentativo di svolta, sempre che qualcuno abbia ancora le energie mentali per cercarla. Con tutte queste giravolte in panchina, gli otto cambi e le sette persone diverse (considerando anche Tedesco) che si sono succedute al comando, i giocatori vedono le loro colpe attenuate, però non riescono a trasformarle in un egoistico vantaggio. La resistenza organizzata per un tempo non porta al colpo di stato, e nel finale ognuno va per i fatti suoi, per fuggire appena questa allucinante stagione sarà terminata”. Questo quanto si legge sull’odierna edizione de “La Gazzetta dello Sport” in merito alla sfida vinta ieri pomeriggio dalla Juventus contro il Palermo.