“Da Pordenone a Palermo. Il grande salto di Bruno Tedino può diventare triplo. C’è una squadra da riportare in Serie A a tutti i costi, in una categoria nuova per lui e un clima reso rovente dalla contestazione della tifoseria e da un’indagine della Procura che non promette nulla di buono. La prima settimana di lavoro in città il tecnico se l’immaginava differente, però si è messo in testa di scalare la montagna per mettere la bandierina in cima. «Non so bluffare. In questo momento sono molto sereno, capisco cosa significhi retrocedere e capisco la contestazione ammette Tedino. Abbiamo solo una possibilità: distrarci poco, estraniarci da quel che non ci riguarda. Non possiamo perdere energie. Abbiamo il dovere di dare il 101% delle nostre possibilità, poi è normale che sarebbe stato più bello avere l’entusiasmo di 500 tifosi ad applaudirci, invece che a contestarci. «Questa però è una sfida che vogliamo raccogliere insieme alle persone che amano Palermo sottolinea il tecnico . Bisogna essere un gruppo forte, sano. La sfida calcistica è una cosa, quella extracalcistica è un’altra. Posso capire e non giustificare quel che è successo mercoledì, ma c’è stato un bel segnale: i ragazzi potevano andare a casa, invece sono venuti comunque ad allenarsi. Questo è stato un grande segnale per Palermo».
COSA MANCA A una settimana dalla Coppa Italia la squadra è ancora incompleta, e in ritardo dopo soli dieci giorni di ritiro e appena due amichevoli. «Nel reparto difensivo abbiamo qualche difficoltà numerica, perché abbiamo perso Goldaniga e Ingegneri, quest’ultimo per infortunio. La difesa va puntellata, ma ci piace fare le cose con cautela, dobbiamo essere meticolosi nella scelta dei calciatori – spiega Tedino con sincerità, ma senza vittimismo . A centrocampo siamo messi bene, con giocatori complementari. L’idea sarebbe quella di fare un calcio dove tutti più o meno interpretano il gioco. In attacco siamo in molti, non è arrivato il momento delle decisioni, ma un’idea ce l’abbiamo. Stiamo facendo un lavoro progressivo, i giocatori avranno le gambe un po’ più pesanti. Abbiamo fatto poche amichevoli, andare avanti in Coppa Italia ci darà la rincorsa a una forma ottimale».
NO LEADER? C’E’ IL GIOCO La sensazione è che manchi un vero leader e che non ci siano giocatori che conoscano bene la categoria. «Il leader assoluto deve essere il gioco, non vedo elementi sconfortati – replica il tecnico . All’inizio ho trovato giocatori profondamente delusi. Bisognava far scattare la scintilla e tra l’entusiasmo di qualche nuovo arrivo e l’intelligenza di chi è rimasto, questa scintilla è scattata. E’ vero in B c’è grande forza fisica, grande impeto, ma noi ci siamo. I ragazzi dentro hanno qualcosa di importante, c’è un mix di razionalità e di assalto a centrocampo con Gnahoré e Murawski, i nostri esterni hanno gamba e possiamo fare di più negli ultimi trenta metri, dove vogliamo attaccare di più con meno possesso».
L’ULTIMO ENIGMA In attacco Netosrovski sembra con le valigie in mano e a, parte La Gumina, non ci sono veri e propri bomber. «Un giocatore da solo, tipo un Cacia, non può da solo fare 15 gol. Lo stesso vale per Nestorovski. Serve un atteggiamento diverso negli ultimi trenta metri, ma sto notando grande disponibilità. C’è Trajkovski che sta facendo molto bene e si sta impegnando, in B può fare la differenza». Se gli si chiede quanto teme di perdere anche Nestorovski e Rispoli, il tecnico risponde così: «É normale che due giocatori così bravi godano di grande stima in A. Nel momento in cui la società farà valutazioni diverse da quelle tecniche, è normale che mi girino. Finché sono qui, me li godo. Stanno lavorando forte per il Palermo e i giocatori forti, con motivazioni, sono quelli che diano qualcosa in più»”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.