Gazzetta dello Sport: “Tavecchio e i bilanci: «Sono preoccupato L’Italia deve vincere la sfida economica. Troppi club indebitati, ecco le nuove norme…»”
“«La Figc segue con particolare interesse la situazione dei bilanci delle società professionistiche, personalmente ho affermato in tempi non sospetti che c’è preoccupazione per il livello di indebitamento di diversi club tanto da indurci ad introdurre un piano di norme stringenti per accompagnarli in tre anni al pareggio di bilancio». Nel day after dell’inchiesta sui bilanci della Serie A il presidente federale Carlo Tavecchio esprime alla Gazzetta tutta la preoccupazione di via Allegri per i conti sballati di quello che è il traino di tutto il movimento, in grado di girare al sistema 120 milioni dai proventi televisivi. Se la crisi economico-finanziaria colpisce il cuore del sistema la Figc non può che essere doppiamente in allerta. I DATI Nel 2014-15 la perdita aggregata dei club di A è stata di 365 milioni: erano 220 l’anno precedente e il peggioramento è ancor più grave se si pensa che il dato non comprende il Parma, nel frattempo fallito. Con il fatturato in leggero aumento (1,84 miliardi, 40 milioni in più del 2013-14), salgono di un centinaio di milioni i costi (2,4 miliardi, la metà per stipendi) e calano di altrettanto le plusvalenze. Non ci sono soldi in cassa ed è una corsa continua a scontarsi in banca i crediti dei diritti tv o dei contratti di sponsorizzazione. Alla peggio si ritardano i pagamenti dei fornitori o si rateizza quanto dovuto al Fisco, nell’affannoso tentativo di rispettare le scadenze per i pagamenti degli stipendi per non incorrere in penalizzazioni in classifica. Il risultato è che l’indebitamento continua a galoppare. Siamo a 1,7 miliardi di debiti al netto dei crediti, senza considerare ovviamente il Parma: escludendo i gialloblù dal confronto, l’incremento in dodici mesi è stato di 100 milioni. LE NORME Il quadro economico-finanziario è grave da tempo, adesso siamo allo sprofondo. Sulla scia del caso Parma la Federcalcio si era già mossa un anno fa varando un complesso di norme più restrittive ai fini dell’iscrizione al campionato. I bilanci sono stati studiati a fondo e si è deciso di varare nuovi parametri per meglio tutelare l’integrità delle competizioni. L’indicatore di liquidità, che mette a rapporto attività e passività correnti, consente di verificare la capacità di un club di far fronte agli impegni finanziari per la durata di 12 mesi. Poi ci sono l’indicatore di indebitamento, che misura i debiti di una società in rapporto al fatturato, e quello del costo del lavoro allargato, che soppesa l’incidenza degli stipendi in rapporto ai ricavi. La prossima sarà un’estate calda su questo fronte. Le preoccupazioni di Tavecchio sono di ordine finanziario ed economico: nel primo caso, si teme per le tensioni di liquidità; nel secondo si ragiona sulla mancata diversificazione degli introiti (troppa dipendenza dai diritti tv) e sull’effetto delle plusvalenze, che non sono ricavi caratteristici, nei riequilibri gestionali. Ecco perché il n.1 della Figc dice: «Oltre agli auspicati risultati sportivi, il calcio italiano ha il compito di vincere soprattutto la “sfida economica” attraverso la diversificazione delle entrate e il risanamento dei conti». MALAGÒ Da Salerno parla anche il presidente del Coni Giovanni Malagò: «Ho letto l’articolo e sono numeri inquietanti. E anche abbastanza incomprensibili sotto le logiche del buonsenso: in Inghilterra, Spagna e Germania fanno profitti mentre noi abbiamo il record del mondo negativo come risultato di bilancio. Se arriva un mecenate che ripiana le perdite va bene, altrimenti, come è accaduto in passato, si rischia che le cose finiscano male. Non riesco a capire come uno non se ne renda conto perché alla fine poi i nodi vengono al pettine»”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.