L’edizione odierna della “Gazzetta dello Sport” riporta le parole di Stefano Sorrentino, che ha annunciato il suo addio al calcio. «Mi dicono che ho giocato più di 600 partite tra i professionisti–racconta–,beh, le ho ripassate tutte, mi sono tornate a galla anche quelle che avevo completamente dimenticato. In tutti questi anni di calcio non mi sono mai guardato indietro, oggi l ’ho fatto per la prima volta e appena giro la testa mi scendono le lacrime. Però sono sereno,perché è andata esattamente come volevo. Di recente mi è tornata tra le mani un’intervista alla Gazzetta di un paio d’anni fa, in cui dicevo che avrei voluto giocare fino a 40 anni in Serie A e che avrei smesso quando avrei capito che il mio destino ormai era guardare gli altri in campo: ho indossato l ’ultima volta i guanti a 40 anni e 17 giorni, in Chievo-Napoli, e ora mi sento pronto per buttarmi a capofitto in una nuova avventura. Era giusto lasciare quando fossi al top». Perché ha deciso di ritirarsi? Per la mancanza di voglia o di offerte? «Nessuna delle due. Avrei continuato se avessi avuto proposte allettanti, ma così non è stato. Perciò ho scelto di dare la priorità alla famiglia. Io sono separato e ho tre figlie che vivono a Torino. L’estatescorsa mi sono trasferito qui con mia moglie Sara e Viola, la più piccola, e mi sono accorto quanto sia bello portarmele godere di più. Ho deciso che mi sarei allontanato di nuovo solo per una chiamata da titolare in Serie A. Per me vederle felici è più importante di qualsiasi altra cosa». Sa già che cosa farà da grande? «Ho frequentato il corso di allenatore ma non è la mia strada, a febbraio inizierò quello per diventare direttore sportivo. Il mio procuratore Federico Pastorello mi ha sempre detto che sono portato perfare questo tipo di lavoro: dovrò studiare tanto, ma la cosa non mi spaventa. Tutti questi mesi mi sono serviti per capire che cosa volevo veramente. Adesso ho bisogno di qualcosa che mi dia entusiasmo». Ha fatto quasi tutto: qualche rimpianto ce l’ha? Forse una chiamata in azzurro che non è mai arrivata? «Nessuno, sono felicissimo della carriera che ho fatto. Nessuno mi ha mai regalato nulla, tutto ciò che ho avuto me lo sono meritato». Suo padre Roberto, ex portiere, le ha dato consigli? «Mi ha detto solo:‘ Ora capirai che cosa vuol dire lavorare…Ti sei divertito, devi essere fiero e contento di ciò che hai fatto”. Per lui, che non è uno di molte parole, è tantissimo».
Qual è la parata che più le è rimasta dentro? «Ci sono tanti momenti che non dimenticherò mai: il debutto in A, il debutto in Champions League. Ogni prima volta ha un suo perché, ma la parata di piede su Schick contro la Roma di due anni fa è la fotografia della mia carriera. In quel gesto tecnico, che non ho visto fare a nessuno, c’è tutto Stefano Sorrentino, che da bambino guardava Holly e Benji e ha fatto una cosa da cartone animato: istinto e pura follia. Poi ci sono anche tanti rigori parati, in particolare quello su Cristiano Ronaldo (un anno fa esatto ieri, il 21 gennaio 2019, ndr). Sono orgoglioso di esser l’unico portiere italiano a cui non ha fatto gol».