L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul caso Lecco e l’esclusione dalla B.
Saranno giorni, anzi settimane, roventi. E non solo per l’estate incombente. Le iscrizioni ai campionati ancora una volta hanno generato il caos e stavolta è soprattutto la Serie B ad agitare le acque. I casi sono noti: in ballo Lecco e Reggina. E ogni giorno si susseguono i colpi di scena.
Caso Lecco: la società è smarrita, confusa, sotto shock. Ritrovata la B dopo 50 anni, rischia di stare fuori per non aver indicato nei termini lo stadio dove avrebbe giocato. Troppo tardiva la ricerca di un impianto da parte del Lecco, troppo complicato l’iter burocratico per avere tutti gli ok necessari, arrivati da Padova (l’Euganeo è stato l’unico stadio disponibile) solo il 21, quindi fuori tempo massimo. Un’ingenuità fatale, regole alla mano: e le società che sperano nella riammissione (Brescia, poi Perugia) hanno il fucile puntato verso la Figc pretendendo il rispetto delle norme.
Il Lecco comunque farà ricorso (anche se non ha ancora individuato un legale esperto in materia) e ha un dettaglio che potrebbe giocare a suo favore: martedì 20 la segreteria del club ha inviato una pec alla Lega B chiedendo una proroga per lo stadio. Probabilmente sarebbe stata accettata. Il problema è che la pec… non è arrivata! O meglio: sarebbe apparsa sui terminali degli uffici di Milano soltanto ieri. Come è possibile? Un vero giallo. Non c’è mistero invece su un altro tema caldo: se salta il Lecco, perché il posto in B non va al Foggia, finalista playoff? Un caso del genere non si è mai verificato tra B e C, ma la risposta la danno le Noif: viene riammessa una retrocessa. E la Lega Pro ci rimetterà i 700mila euro della mutualità che ogni neopromossa lascia alla vecchia categoria. Amen.