L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sulle sentenze del Consiglio di Stato su Brescia e Lecco.
Saranno Lecco e Brescia a giocare il campionato di Serie B nella stagione appena cominciata. Ieri, il Consiglio di Stato, ultima stazione del movimentato itinerario di tappe giudiziarie sul tema delle iscrizioni ai campionati, ha scritto i titoli di coda: respinti i ricorsi di Perugia, Foggia e Reggina. Che ripartirà da un campionato dilettantistico, mentre umbri e pugliesi disputeranno la C. C che avrà nel suo organico la Casertana. Dopo la sentenza della Quinta Sezione, il presidente federale Gabriele Gravina, grazie alla delega del consiglio federale, ha firmato il provvedimento che prende atto delle decisioni dei giudici. Deroga Le prime conseguenze dei verdetti saranno quelle di vedere in campo Brescia e Lecco in Serie B già domenica con Cosenza (ore 16.15) e Catanzaro (18.30, a Padova) La Casertana ha invece chiesto e ottenuto un rinvio della partita di Monopoli per avere un tempo congruo per preparare il suo sbarco in Lega Pro. Perugia e Foggia giocheranno, invece, regolarmente. Lecco e Brescia avranno una deroga di una settimana, fino all’8 settembre, per operare sul mercato (ma non all’estero). Mauro Balata, presidente della Lega di B, rivendica la linea scelta di far cominciare comunque il campionato per «ridare la parola al campo» e aggiunge: «Il nostro sistema non può più permettersi situazioni del genere e c’è la necessità di condurre urgentemente un percorso riformatore del calcio».
Non definitiva» La vicenda Reggina correva su un altro binario. In sostanza, il club calabrese aveva scelto di adempiere ad alcuni obblighi fiscali e previdenziali sulla base del via libera del Tribunale Fallimentare di Reggio Calabria per «l’omologa degli accordi di ristrutturazione e di transizione su crediti tributari e previdenziali». Con scadenza «entro il 12 luglio», e non il 20 giugno come da norme federali. L’approvazione dell’omologa non ha però, questo ha detto il Consiglio di Stato, un valore definitivo visto che se ne discuterà di nuovo il 25 settembre. Il rischio era quello di un ribaltamento con una mancata tenuta dell’equilibrio economico della società, il tema che aveva sollevato in udienza Giancarlo Viglione, l’avvocato della Federcalcio. A questo punto, accettare questo cambio di scadenza, avrebbe significato – questa l’espressione usata nella sentenza pubblicata ieri – una «vistosa e inaccettabile violazione della par condicio». La Reggina, a quel punto, avrebbe beneficiato di un doppio vantaggio: uno per l’obbligo di pagare solo una piccola parte (il 5 per cento) dell’intero versamento dovuto (un altro punto dell’omologa) e anche uno spostamento di termini. Per i giudici amministrativi «l’ordinamento sportivo è connotato da autonomia relativa rispetto all’ordinamento giuridico statale. Un diverso termine fissato da un provvedimento di omologazione può acquisire rilevanza per l’ordinamento sportivo solo se e nei limiti in cui lo stabilisca l’ordinamento sportivo». E la Federcalcio aveva fissato proprio nella parola «definitivo» la possibilità di avere scadenze diverse.