Gazzetta dello Sport: “Serie B, che caos. Sarà un estate di tribunali e ricorsi. La Reggina rischia grosso, le ultime”
L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul caos iscrizioni in serie B.
Sarà di certo una lunga estate calda. Per definire chi prenderà parte alla prossima Serie B, assisteremo a ricorsi e udienze, perché – è inevitabile – qualcuno sarà scontento. Dopo la scadenza del termine per le iscrizioni, il 20 giugno, è emerso che a rischiare sono principalmente Lecco e Reggina. Ma i due casi sono molto diversi e vale la pena fare un distinguo. Anche perché dall’interno dei palazzi del calcio continuano ad arrivare indicazioni che, senza tanti giri di parole, si possono tradurre così: Lecco dentro, Reggina fuori. Vediamo allora insieme quali sono le differenze.
Il Lecco Il club di Paolo Di Nunno, che ha conquistato la Serie B al termine di una stagione esaltante nel tardo pomeriggio di domenica 18 giugno, ha presentato la sua domanda di iscrizione nei tempi leciti con tutti i documenti in regola tranne uno: mancava la firma del Prefetto di Padova sullo stadio. Il Rigamonti-Celli, l’impianto di casa, non rispetta gli standard richiesti dalla Lega Serie B (per posti a sedere, impianto di illuminazione, tornelli e politiche legate alla viabilità). Il Lecco ne era perfettamente consapevole, tanto da avviare, man mano che i playoff andavano avanti, diversi colloqui con gli stadi delle città più vicine. Padova, che si trova a circa 230 chilometri, a tutela dei tifosi non poteva essere la prima scelta, ma vista la disponibilità data dal Comune ha prevalso sulle altre. Lunedì mattina infatti, con il titolo sportivo in tasca, il club ha sbrigato tutte le pratiche necessarie a fornire entro le 23.59 di martedì 20 le autorizzazioni per l’Euganeo. Ma se hai poco più di 48 ore l’imprevisto è dietro l’angolo: il Prefetto di Padova era fuori città e la sua firma arriva solo mercoledì mattina.
Il regolamento definisce le scadenze per le iscrizioni perentorie, ma anche chi sta ai vertici del calcio non può non riconoscere che, considerando pure che i playoff di C sono slittati di dieci giorni, questa situazione sia davvero particolare. Il presidente della Lega B Mauro Balata ha detto che in queste circostanze «si sarebbe dovuta valutare una proroga». Istanza che il Lecco aveva presentato ancora prima della finale contro il Foggia, alla Commissione criteri infrastrutturali della Figc, senza peraltro avere risposta. Insomma, che la meritocrazia di un risultato sportivo possa essere cancellata da un cavillo burocratico non piace a nessuno. E la cosa avrà un peso.
La Reggina Diverso il discorso della Reggina. Qui, come spesso accaduto nel nostro calcio, l’iscrizione è a rischio per una questione di soldi. Tutto ruota intorno ai 757 mila euro che il club calabrese deve allo Stato dopo l’omologa del piano di risanamento accordato dal Tribunale fallimentare di Reggio Calabria. Lo stesso che aveva fissato per il 12 luglio il termine per saldare la cifra. Da regolamento federale quei soldi andavano però pagati entro il 20 giugno. E su questo, subito dopo l’omologa del piano, era già intervenuto il presidente della Figc Gabriele Gravina, con toni perentori: «Non è possibile chiedere giustamente il rispetto delle norme e della centralità della Covisoc, ma contemporaneamente abolire nel decreto attuativo della riforma dello sport l’art.12 che riconosce ruoli e poteri della stessa commissione che verifica il rispetto dei requisiti economico-finanziari dei club professionistici. Gli organi di giustizia della Figc hanno applicato le norme a difesa dell’equa competizione e infatti hanno sanzionato chi, pur in costanza di una legge che glielo consentiva, non ha provveduto a pagare quanto previsto dalle norme federali». Con queste premesse, non sembra facile che il club amaranto possa essere inserito nella prossima Serie B.